Le isole Eolie
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“Il Vulcano Marsili e il deepwater project”
di MalKo
Il vulcano Marsili è stato uno dei seamount tirrenici, insieme al Palinuro,
che ha destato molto la nostra attenzione. Il vulcano solo da alcuni anni è
balzato alle cronache e la sua scoperta pare sia stata casuale e a cura degli
americani che, rovistando sui fondali tirrenici, s’imbatterono in alcune indicative
fumarole.
Il mastodontico apparato, il più grande d’Europa,
dicono che abbia le potenzialità per generare un cataclisma, non tanto
derivante dai magmi insiti nelle sue profondità, bensì dagli stessi e scoscesi
contrafforti del monte, il cui profilo è disegnato da ammassi rocciosi
instabili e poco consistenti, al punto da rendere concreto il rischio
franamento per erosione o scuotimento sismico dell’edificio vulcanico.
Il possente monte sommerso è assurto alle cronache
come possibile fonte di guai, dopo che un ex direttore dell’Istituto Nazionale
di Geofisica e Vulcanologia (INGV) dichiarò che il vulcano aveva appunto
i fianchi flaccidi e un’eventuale e rovinosa e massiccia caduta di materiale roccioso dai
pendii poteva innescare un’onda di maremoto che avrebbe potuto spazzare i
litorali tirrenici esposti. Ipotizziamo in prima battuta quelli calabresi,
campani e della Sicilia settentrionale isole comprese. L’unica difesa da
siffatto rischio, profferì Enzo
Boschi, consiste nella realizzazione di una costosissima rete di
monitoraggio sottomarina. In realtà si nutrono dubbi anche su questa soluzione,
perché la velocità di avanzamento di un’onda di maremoto è rapida al punto da
raggiungere la costa tirrenica più vicina nel giro di una quindicina di minuti
o poco più. I litorali più lontani potrebbero forse trarre qualche beneficio
dal sistema di allarme costiero…
Fu veramente grande la nostra meraviglia quando
sapemmo del progetto della Eurobuilding spa di perforare a mezzo trivella proprio
i fianchi del vulcano Marsili per carpire i fluidi bollenti o il vapore in
quota e ad alta pressione che lì abbonda, col fine di produrre energia
geotermica direttamente sulla superficie del mare, con piattaforme
opportunamente attrezzate e dislocate sulla verticale del vulcano sommerso. Un
progetto futuristico e affascinante e indubbiamente unico nel suo genere, che induce solo qualche perplessità per niente pretestuosa
riguardante i rischi insiti nelle trivellazioni e nell’impatto ambientale che
bisogna tenere in debito conto quando si accede alle acque termali profonde
che, contrariamente a quanto si pensi, possono essere acque tutt’altro che
innocue.
Le trivellazioni sono diventate oggetto di studio
un po’ in tutto il mondo perché si ha il sospetto che inducano
terremoti. Ci è quindi sorto il dubbio sul come possa coniugarsi la
trapanazione del vulcano con le necessità di sicurezza delle popolazioni
rivierasche in rapporto ai precedenti allarmi lanciati dagli stessi esperti.
Il comitato scientifico del “Marsili Project”
annovera numerosi scienziati tra cui il Prof. Enzo Boschi: garanzia in più o
contraddizione?
Secondo le logiche verrebbe da pensare che se
sussiste il rischio frane, al punto da rendersi auspicabile l’installazione di una
strumentazione di monitoraggio, forse non sarebbe tanto assurdo concordare di posizionare
questa strumentazione ben prima di
procedere con la trivellazione.
Nell’avamposto dei Campi Flegrei (Bagnoli), pure si
è proceduto a una prima perforazione, probabilmente con fini molto simili al
Marsili Project, con la sola differenza che nel caso del Marsili si opererebbe
nelle profondità del tirreno, mentre nei Campi Flegrei l’operazione si è già
avviata nell'area metropolitana di Napoli all’interno della caldera flegrea.
Lo scalpello rotante del Deep Drilling
Project (CFDDP), nonostante le polemiche, i ritardi e i rinvii,
nel mese di dicembre 2012 raggiunse i cinquecento metri di profondità. Il pozzo
pilota così realizzato dovrebbe poi ospitare sul fondo strumentazioni
tecnologicamente all’avanguardia per la previsione del rischio vulcanico. Il
progetto prevedeva a distanza di un anno il prosieguo delle attività di
perforazione per raggiungere con una certa inclinazione i quattro chilometri di
profondità in direzione della gobba bradisismica di Pozzuoli.
Sull’operazione deep drilling da un po’ è calato il
silenzio... Non si capisce se bisogna considerarlo come silente iperattività di
studio legata al prossimo riavvio della trivella, o un abbandono del progetto
perché in qualche consesso o ufficio è stato giudicato pericoloso o
quantomeno inopportuno.
Certamente il seguito delle
operazioni, se ci saranno, richiederanno il nulla osta della commissione grandi rischi quale parte terza nel discorso
sicurezza. Se l’operazione di perforazione dovesse invece essere abbandonata, anche
in questo caso sarebbe assolutamente necessario conoscerne le motivazioni.
La nostra volontà di chiarire certi aspetti che
riguardano seppur remotamente la sicurezza dei cittadini, ci ha indotto mesi fa
a inoltrare qualche interrogativo all'INGV senza ottenere risposta. Per gli
aspetti ambientali abbiamo invece chiesto delucidazioni al competente Ministero
dell'Ambiente e siamo in attesa di riscontri.
Il nostro interesse ai progetti che
riguardano il Marsili e i Campi Flegrei e l'affaire rischio Vesuvio
e piani di evacuazione, attinge energia dai concetti tutti Costituzionali
che auspicano il passaggio da un rapporto cittadini – istituzioni fondato sulla separazione e
sulla reciproca diffidenza, ad uno invece centrato sulla comunicazione e la
leale collaborazione. Non più un rapporto verticale allora, ma uno orizzontale e
di condivisione e coinvolgimento nelle scelte. I cittadini infatti, è bene
ricordarlo, non sono semplici utenti o clienti o sudditi, come dir si
voglia...
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