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martedì 2 maggio 2023

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: somma di pericoli? di MalKo




 

Nelle ultime settimane ai Campi Flegrei si è avvertita una certa recrudescenza degli eventi simici: molteplici ma a bassa intensità. I terremoti hanno generato  apprensione nella popolazione, e soprattutto in quei cittadini che seguono con motivato interesse l’evolversi dei fenomeni bradisismici: In tutti i casi senza allarmismi particolari. Del resto ci si abitua a tutto…

Nella settimana dal 17 al 23 aprile 2023, riferisce l’osservatorio vesuviano, nell’area dei Campi Flegrei sono stati localizzati 67 terremoti, di cui il più intenso è stato di Md 2,2. Il rigonfiamento dei suoli registrato alla stazione GPS del Rione Terra, è stato di circa 102 cm. a partire da gennaio 2011.  Per quanto riguarda i parametri geochimici invece, pare che non ci siano variazioni significative rispetto ai dati precedenti.

Con queste premesse, nel puteolano vige preoccupazione per il bradisismo inteso come fenomeno che potrebbe indurre danni ai fabbricati. Riteniamo che i problemi siano riconducibili per lo più a fessurazioni sulle pareti, e ove si presentassero dovrebbero essere largamente investigati, perché oltre al bradisismo, nel flegreo marcia di pari passo la sismicità anche se a bassa intensità. Questo vuol dire che in ultima analisi a quale dei due fenomeni naturali bisogna accollare le fessure che abbiamo individuato sul muro è difficile dirlo, anche se nella maggior parte dei casi la lesione dovrebbe essere riconducibile ai terremoti o ad assestamenti del terreno. Infatti, il bradisismo provoca sollevamento del suolo, ma non così puntiforme da generare asimmetrie ravvicinate e tali da indurre reazioni squilibrate sulle fondazioni dei palazzi. Anche se nella malaugurata ipotesi la "zolla" su cui grava l'edificio dovesse presentare una inclinazione, i possibili danni alle case potrebbero presentarsi ma a valori diversi dal millimetrico. In altre parole e chiarendo il concetto con un esempio, sollevando un tavolo al cui centro è posto un palazzo, quest'ultimo non dovrebbe subire alcun danno a prescindere dell'altezza che raggiunge il piano, purché quest'ultimo si mantenga entro certi limiti livellato. D'altra parte il sollevamento è talmente lento, da non generare neanche problemi di accelerazione o di repentinità dei dislivellamenti...

Per poter avere un quadro analitico dei livelli nell'area interessata dal bradisismo, sarebbe interessante conoscere le quote del terreno intorno al punto di massimo sollevamento del suolo (102 cm.), corrispondente al Rione Terra di Pozzuoli. Da qui bisognerebbe individuare con precise misurazioni, la curvilinea del livello dei 50 centimetri, la isoipsa, e poi quella dello zero, cioè i limiti della zona che non ha subito alcuna deformazione verso l’alto. Dati che dovrebbe poi essere riportati su carta, secondo le logiche delle isoipse topografiche. Probabilmente il disegno sottostante chiarisce meglio delle parole quello che abbiamo appena cercato di argomentare.




Nella zona flegrea e nello spazio coi satelliti, esistono strumentazioni particolarmente sensibili e precise al millimetro, che potrebbero offrire i risultati topografici appena auspicati. Le isoipse riportate su carta darebbero, rispetto alle immagini di rigonfiamento areale, la possibilità di focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche della "gobba" bradisismica, e sui punti maggiormente esposti alle differenze di altezza, partendo dal principio topografiche che isoipse ravvicinate indicano un dislivello verticale più accentuato perchè spalmato su una minore distanza orizzontale. Nel nostro caso dovremmo parlare di valori veramente minimi: ma non abbiamo dati su cui ponderare una valutazione oggettiva… In altre parole se il palazzo non si trova col suo perimetro di base su due punti a differenti quote, difficilmente dovrebbe essere vulnerabile, soprattutto se le fondamenta non sono di vecchia fattura.

Per meglio capire il concetto, è da notare che in altri casi calamitosi, per esempio in una condizione di frana o alluvionamento dinamico, si possono creare addirittura vuoti parziali sotto le fondamenta di un casamento, con lo stabile che resisterebbe staticamente grazie alla tipologia della robusta fondazione,  generalmente a solaio rovescio o a platea armata, che distribuirebbe il carico sugli appoggi residui senza cedere nei tratti pensili. A rigor di logica allora, una casa realizzata secondo criteri antisismici, generalmente dovrebbe ben sopportare tanto un bradisismo accentuato, quanto i terremoti. D’altra parte gli esperti assicurano che di solito in area vulcanica le scosse telluriche sono di magnitudo non eccezionali, fatto salvi i sommovimenti registrabili in una fase pre eruttiva ed eruttiva. Fotografando l’attualità e la situazione, il rischio maggiore nel flegreo dovrebbe essere ancora una volta quello eruttivo. Con un bradisismo triplicato negli effetti, non si escluderebbe la dichiarazione dello stato di allarme, con l’evacuazione totale dei cittadini dalla zona rossa. Un po' diversi sono gli approcci ai servizi tecnologici come acqua e gas, perché hanno una continuità strutturale orizzontale, che li rende più vulnerabili alle crisi bradisismiche.

Il comune di Pozzuoli può darsi che abbia già assicurato l’apertura di un ufficio bradisismo in seno a quello di protezione civile, con tecnici deputati 24 ore su 24, in presenza o tramite la reperibilità, a garantire sopralluoghi a chi ne faccia richiesta, soprattutto dopo eventi sismici inusuali. Il coinvolgimento degli ordini professionali in chiave volontaria sarebbe auspicabile.

Il rischio eruttivo è quindi ben presente nel flegreo, con tutta la sua indeterminatezza, sia sul quando potrebbe presentarsi l’evento, sia con quale indice di esplosività vulcanica (VEI). A fronte di questi dubbi, il piano di emergenza che si traduce nel piano di evacuazione, dovrebbe essere l'unico strumento di salvaguardia influenzabile dalla politica, sia in termini operativi che preventivi. Un piano di evacuazione areale per essere efficace dovrebbe essere "autoportante" e con poche ma basilari istruzioni. L’attuale aggiornamento del documento fatto dalla regione Campania, non siamo riusciti a leggerlo tutto, perchè non particolarmente chiaro e quindi ci si perde tra le mappe. 

Una delle mappe a corredo dell'aggiornamento del piano di evacuazione della zona rossa flegrea


Per agevolare il compito dell'attento e civico cittadino allora, sarebbe il caso che l’autorità competente incominci a chiarire nelle prime pagine dell'aggiornamento, cosa è cambiato nelle procedure evacuative rispetto al modello precedente, e quali miglioramenti caratterizzano nell’odierno questa aggiornatissima pianificazione di emergenza. 

La nostra posizione sul piano di evacuazione continua a essere scettica,  soprattutto quando si parla di aree di attesa e orari (appuntamenti) per essere prelevati. Così come riteniamo di difficile esecuzione l’evacuazione con veicoli privati che devono rispettare orari di allontanamento: procedura che ha una sua logica per mantenere i flussi automobilistici costanti,  ma che potrebbe rivelarsi una strategia difficilmente attuabile in condizioni di panico diffuso, che s’innescherebbe, statene certi, se dovessero presentarsi prodromi pre eruttivi chiaramente avvertiti dalla popolazione, come boati e tremore sismico perdurante. Rimane poi il grosso problema della zona gialla contigua alla zona rossa, quella che si estende per i primi chilometri dal confine di alta pericolosità vulcanica, che sarebbe da evacuare parimenti per i notevoli volumi  di cenere e lapilli che ricadrebbero al suolo. Rimanendo nel merito della zona gialla, oggi ci sono discordanze sul da farsi, già  con la zona rossa 2 del Vesuvio: quella flegrea tra l'altro neanche è stata determinata... Il successo del piano di emergenza probabilmente si giocherà tutto sulla fase di preallarme...

Leggiamo da Terra Nostra News, che nella ex Chiesa di San Severo al Pendino di Napoli, si terrà dal 2 maggio 2023 e fino al 5,  il Workshop internazionale ‘Genesis and dynamics of large calderas: Campi Flegrei and Campanian Plain’. Un evento non sapremmo quanto importante, ma in tutti i casi è stato preannunciato dal Direttore della sezione di Napoli del CNR-ISMAR, che il Workshop servirà anche a mettere a punto un grande progetto di ricerca internazionale sulla caldera dei Campi Flegrei e sull’Ignimbrite Campana, attraverso studi crostali dettagliati, anche mediante perforazioni in terra ed in mare, da proporre per il finanziamento congiunto alle due Organizzazioni Internazionali ECORD-IODP ed ICDP…

 

 

 


mercoledì 15 febbraio 2023

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: auspici o previsioni scientifiche? di MalKo

 



Il piano di emergenza a fronte del rischio vulcanico ai Campi Flegrei, si basa su alcuni presupposti fondamentali, gravati da un grosso carico di incertezze. Il primo fra tutti riguarda da quale futura tipologia eruttiva bisognerà difendersi. Infatti, la scelta già fatta circa l’eruzione di riferimento, è stata propedeutica per dimensionare la zona rossa flegrea. Gli organi competenti ritennero l’adozione di uno scenario eruttivo VEI4 in linea con le attuali necessità di protezione dell’area esposta. Rispetto al Vesuvio però, per i Campi Flegrei sussiste l’ulteriore incertezza sul dove potrebbe aprirsi la bocca o le bocche eruttive. La plaga ha una superficie di circa 450 km2, tant’è che la zona rossa e nelle incertezze, è stata dimensionata all’intera area calderica.



In termini strategici, dopo aver individuato probabilisticamente l’eruzione di riferimento, occorreva conseguentemente determinare e per quanto possibile, gli indicatori di rischio che al momento non sono deterministici. Questi, di natura geochimica e geofisica, sono i dati di monitoraggio acquisiti dall’osservatorio vesuviano, che vengono analizzati dagli esperti per cogliere eventuali indizi di pericolosità, ovvero di disequilibrio delle forze sotterranee. Da questo punto di vista, gli elementi maggiormente significativi che vengono costantemente monitorati, sono quelli che riguardano in particolare:

  1.        La sismicità;
  2.         La deformazione dei suoli;
  3.         La quantità e la qualità dei gas rilasciati in atmosfera;
  4.         La temperatura e la composizione chimica dei fluidi delle fumarole;
  5.         Altri elementi…

L’osservatorio vesuviano mette insieme tutti i dati di monitoraggio trasmettendoli alla protezione civile nazionale, che in caso di anomalie si avvale della consulenza della commissione grandi rischi (CGR), organo scientifico di massimo livello, deputata ad esprimere un parere finale sul livello di allerta da assegnare al distretto vulcanico in esame. Nei Campi Flegrei, il livello di pericolo attuale già vigente dal 2012 è di attenzione (giallo). Questi livelli non hanno una tempistica collaudata o aritmeticamente progressiva. Mentre passare dal verde a uno stato di pericolosità giallo è abbastanza agile con dichiarazione del capo dipartimento della protezione civile, molto meno semplice risulterebbe l’ingresso in una condizione di preallarme (arancione) se non di allarme (rosso), perché non c’è esperienza pregressa sul comportamento del super vulcano, e i famosi indicatori di rischio potrebbero essere portatori di falsi allarmi o di mancati allarmi. Il livello arancione e rosso implica l’attivazione del piano di emergenza nazionale, quindi questi due livelli che vanno a braccetto con le fasi operative, possono essere dichiarati solo dal presidente del consiglio dei ministri.

A fronte di immani eruzioni del passato, l’ultimo evento registrato nel flegreo riguarda la misurata eruzione del Monte Nuovo nel 1538. Sono quindi quasi 500 anni che nei Campi Flegrei non si verifica un’eruzione, anche se sono presenti tutti i segnali che denotano un sottosuolo vulcanico alquanto irrequieto e poco sondabile, con eventi sismici, sollevamento dei suoli e importanti degassazioni di anidride carbonica. Fenomeni nell’attualità non eclatanti, e quindi ritenuti dall’autorità governativa, elementi tutto sommato di attenzione e non sufficienti per il passaggio alla fase di preallarme (livello arancione). 

L’ex direttore Giovanni Macedonio, in un programma su Rai cultura, chiarì che le deformazioni in area calderica sono più ambigue da interpretare, perché potremmo avere grandi sollevamenti senza eruzioni vulcaniche, e viceversa piccoli sollevamenti che portano all’eruzione. Gli studi, aggiunse, sono rivolti a dare un’interpretazione ai dati di monitoraggio, per coglierne aspetti e misure che portino a ritenere possibile un’eruzione. In altre parole, la scienza dei vulcani è un work in progress.

Livelli di allerta vulcanica (OV)


Nei Campi Flegrei capeggia tra l’altro il fenomeno del bradisismo: ancora non è possibile capire con certezza, se il sollevamento dei suoli è dovuto all’acqua in abundantia che pregna i terreni, che a sua volta raggiunge sul fondo la superficie magmatica, surriscaldandosi e premendo come vapore verso la massa meno consistente ubicata in alto.  Diversamente, si ipotizza pure che il magma possa essersi insinuato a pochi chilometri dalla superficie, inserendosi negli strati imbibiti come intrusione nella crosta già fratturata e resa debole dai movimenti ascendenti e discendenti. In tutti i casi comunque, la discussione alla fine è solo sulla profondità del magma (3-8 Km.), con tutto quello che ne concerne, e che rimane l’elemento fondamentale che attiva il fenomeno del bradisismo e che in ultima analisi alimenta il pericolo eruttivo.

Nella tabella soprastante redatta dall’INGV, c’è una novità rispetto ad altri e analoghi prospetti stilati nel passato: non è più indicato, tra un livello e un altro, il tempo di attesa eruzione. Presumibilmente non è una dimenticanza, ma molto verosimilmente la consapevolezza che indicare tempi equivale a produrre una previsione che in realtà nessuno è in grado di fare.  Anche perché non essendoci parametri numerici di riferimento, all’occorrenza l’allarme non può che pervenire dalla valutazione degli scienziati della commissione grandi rischi. Infatti, se dovessero essere preoccupanti le valutazioni finali di pericolosità (CGR), spetterebbe al premier la decisione o meno di evacuare la zona rossa flegrea e non all’osservatorio vesuviano, che in tutti i casi farà parte del comitato ristretto come centro di competenza.  

Che i fenomeni naturali abbiano delle complessità di tutto rispetto, alla fine hanno reso cauto pure l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che anche nei bollettini settimanali ai Campi Flegrei chiarisce alcune cose :<<L'INGV fornisce informazioni scientifiche utilizzando le migliori conoscenze scientifiche disponibili; tuttavia, in conseguenza della complessità dei fenomeni naturali in oggetto, nulla può essere imputato all'INGV circa l'eventuale incompletezza ed incertezza dei dati riportati e circa accadimenti futuri che differiscano da eventuali affermazioni a carattere previsionale presenti in questo documento. Tali affermazioni, infatti, sono per loro natura affette da intrinseca incertezza>>.

In un recente convegno che vide la partecipazione del dirigente regionale Campania della protezione civile e del direttore operativo coordinamento emergenze del dipartimento della protezione civile, furono declamati alcuni concetti legati all’affaire rischio vulcanico ai Campi Flegrei così riassumibili:

  1. Sbagliato pensare che l'evacuazione possa avvenire con eruzione in corso;
  2. L'attività di allontanamento avverrà molto prima che l'eruzione si verifichi;
  3. Non dobbiamo immaginare di scappare con l'eruzione alle spalle;
  4. Non ci sarà un campanello d'allarme e tutti che scapperemo contemporaneamente.

Parole molto rassicuranti. È interessante notare come nelle sedi giudiziarie di recente è saltato fuori che le comunicazioni circa la pericolosità di un fattore come quello sismico, verosimilmente associabile a quello vulcanico, ricada sull’ente tecnico e non sul consesso scientifico. Infatti, in realtà simili affermazioni potrebbero suonare come una previsione, del resto più che confortante, in un contesto però, in cui l’INGV si chiama fuori da previsioni di accadimenti (vulcanici), dichiarando che per loro natura sono fenomeni affetti da intrinseca incertezza.  




Appare in controtendenza quello che scrive da un’altra parte l’INGV- osservatorio vesuviano, che risponde così a questa domanda: è' possibile prevedere la prossima eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei? Risposta :<< Non è possibile prevedere a lungo termine quando ci sarà la prossima eruzione. Tuttavia, grazie alla sorveglianza del vulcano è possibile rilevare con ampio anticipo l'insorgenza di fenomeni precursori, che generalmente precedono un'eruzione, e procedere all'evacuazione prima che avvenga l'eruzione>>.

Le deduzioni finali imporrebbero all’INGV di usare forse termini maggiormente adeguati ai criteri dichiarati di “intrinseca incertezza”. Diversamente il cittadino potrebbe pensare che si vuole rassicurare senza per questo assumersi responsabilità, magari perché c’è l’esempio eclatante del terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, dove a fronte della fallace previsione ad excludendum, la commissione grandi rischi giudiziariamente ne uscì indenne, e unico responsabile risultò il vice capo dipartimento della protezione civile perché ricopriva un ruolo amministrativo. D’altro canto e a riprova, la presidenza del consiglio è stata chiamata a risarcire i danni di quel terremoto…

In tutto questo c’è una morale. I cittadini che vivono nelle zone rosse vulcaniche, devono capire che ci sono dei limiti oggettivamente insuperabili in quella che è la previsione dell’evento eruttivo, e quindi ciò che è auspicabile non è ciò che è prevedibile. Chi invece deve rispondere in materia pragmatica del proprio operato, senza trincerarsi dietro all'aleatorietà della natura, è l’autorità amministrativa. Sindaco, Presidente regionale, Presidenza del consiglio, magari attraverso le loro strutture tecniche e politiche dedicate.

Organizzare riunioni con scienziati che ripetono che l’osservatorio vesuviano è il più vecchio del mondo, che Vesuvio e Campi Flegrei sono i vulcani più monitorati del mondo, ed elencano con enfasi strumentazioni e uso dei satelliti per esercitare un monitoraggio permanente passandolo come sinonimo di controllo, non risolve il problema della previsione dell’eruzione, fermo restante la bontà delle affermazioni che servono anche per richiedere fondi dedicati. La previsione in assenza di un pregresso documentato può essere un azzardo, a meno che non si ordini una evacuazione presumibilmente in netto anticipo sui tempi, e così sembra, accettando il falso allarme. La certezza dell’eruzione, allo stato dell’arte, può essere data solo dalla colonna eruttiva…

In conclusione, occorrerebbe organizzare pure riunioni anche e solo con l’autorità politica e amministrativa; questi eletti dovranno dire tra le altre cose e per esempio, perché non s’instaura un divieto di costruire in senso residenziale nella zona rossa flegrea, alla stregua di quanto fatto al Vesuvio, quale misura opportuna per limitare il valore esposto… E poi rispondere sulla bontà dei piani di evacuazione...