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mercoledì 2 dicembre 2015

Rischio Vesuvio e crisi vulcanica... di Malko



Il Vesuvio visto dal Torre del Greco


Non pochi navigatori inseriscono nella finestra di ricerca di Google, i termini Vesuvio e previsione... Migliaia di titoli escono così dal fondo della rete. Dalle varie pagine visualizzate emergono titoli classici dell’informazione giornalistica, istituzionale, governativa e scientifica, e poi tanti blog con le più svariate analisi del rischio vulcanico, che vanno dalla congiura del silenzio alle profezie di Nostradamus.
Purtroppo da nessun sito si riesce a estrapolare quando il vulcano più famoso del mondo metterà fine alla sua quiescenza e con quanta energia. Gli equilibri che regolano i moti del magma astenosferico infatti, giostrano su differenti valori come temperature e densità e viscosità in un contesto di interazioni continue e di mescola e metamorfosi dei prodotti incandescenti all’interno del grande e inarrestabile giroscopio terrestre: in siffatte condizioni, si riesce ben poco a prevedere.   

Gli scienziati ripetono continuamente che le eruzioni diversamente dai terremoti generalmente presentano una serie di fenomeni pre eruttivi che consentono un margine utile di previsione dell’eruzione: nel caso del Vesuvio questo margine è stato certificato in tre giorni. Questo non è un dato buttato lì tanto per dire qualcosa: è il preavviso ufficiale di 72 ore su cui dovranno ruotare e concludersi le operazioni di evacuazione dell’area vesuviana in caso di necessità. Circa 10.000 persone da evacuare diuturnamente ogni ora…

D’altra parte gli esperti affermano che il problema che potrebbe presentarsi è inverso, cioè le fenomenologie vulcaniche che indicherebbero un cambiamento dello stato di quiete del Vesuvio, comparirebbero molto tempo prima dell’eruzione. In tal caso avremmo una crisi vulcanica dalla durata imponderabile e aperta a tutte le forme di risoluzione.

Una crisi vulcanica può essere lunghissima e snervante, comportando col passare del tempo una condizione di stallo, di rilassamento dei servizi di soccorso e dell’attenzione della popolazione, ma anche un nervosismo crescente dei cittadini vesuviani che rimarrebbero ingessati in una situazione di incertezza che si ripercuoterebbe negativamente e in modo crescente sulla vita quotidiana sociale e lavorativa.
Viceversa, la crisi potrebbe essere talmente corta nella sua escalation, da rendere problematiche le operazioni di evacuazione, soprattutto col crescere della percezione fisica del fenomeno che condurrebbe molto rapidamente a una condizione pericolosissima di panico diffuso. Sarebbe il caos…
Un’altra possibilità ancora,è che una crisi vulcanica anche acuta si ridimensioni presto o tardi per poi riposizionarsi su valori strumentali di assoluta quiete vulcanica. In questo caso, il ritorno a un livello base di allerta non sarebbe automatico ma richiederebbe comunque un bel po’ di tempo di permanenza nella fase di attenzione, che è una sorta di quarantena scientifica…

Livelli di allerta vulcanica e l'autorità che lo dichiara.

Con questo excursus vogliamo dire che pure con le più importanti e sofisticate tecnologie atte a carpire con un anticipo straordinario tutti i micro segnali che inducono a ritenere che ci sia una variazione di uno o più parametri controllati del Vesuvio, bisognerà necessariamente attendere un certo  tempo per avere ragionevoli evidenze scientifiche circa il fatto che le variazione geofisiche e geochimiche osservate e registrate siano avvisaglie pre eruttive, piuttosto che segnali innocui di riequilibrio del sistema vulcanico.

Quindi, in un certo qual senso l’eccezionale sensibilità delle strumentazioni di monitoraggio vulcanico, potranno solo anticipare i tempi della crisi vulcanica ma non potranno offrire la previsione dell’evento vulcanico che richiede i suoi imprevedibili tempi. Per arrivare a una diagnosi di previsione dell’evento vulcanico, ovvero che siamo prossimi all’eruzione, bisognerà attendere il trend al rialzo dei valori, così come le riflessioni e i confronti scientifici degli scienziati che affolleranno le camere del dipartimento, il cui referente dovrà aggiornare e avvertire il presidente del consiglio a cui spetta l’onere politico di dichiarare lo stato di allarme vulcanico e il via alle operazioni di evacuazione della popolazione.

In realtà la certezza eruttiva la può dare solo l’eruzione che ovviamente non possiamo aspettare come segnale incontrovertibile per evacuare il vesuviano. Ecco perché bisogna comprendere che esiste la possibilità che si dia corso a un’evacuazione senza eruzione…e anche su questa eventualità che sembra innocua bisogna andarci coi piedi di piombo, perché sarebbe un evento tutt’altro che privo di conseguenze.

La cautela sull’evacuazione è data dall’eccessivo numero di abitanti della zona rossa, specialmente della fascia costiera che conta i due terzi del totale con densità abitative di tipo asiatico, tra l’altro in una condizione di costipazione tra mare e vulcano con un’unica via di esodo a disposizione.
Un’evacuazione non seguita da un’eruzione allora, potrebbe comportare danni anche fisici agli evacuati non giustificati dall’imminenza di un pericolo, e quindi, l’operazione sarebbe fortemente criticata dalle masse e dai media con ripercussioni future sull’obbedienza civile.

Per questo motivo la capacità della scienza dovrà essere particolarmente equilibrata in modo da diffondere un pre allarme nel momento in cui i parametri controllati del vulcano lasceranno ritenere un’eruzione probabile magari prossima al 25%. L’allarme invece, secondo le nostre congetture, dovrebbe essere diramato non oltre una percentuale di probabilità eruttiva vicina o uguale al 50%. Attendere oltre sarebbe un vero azzardo… Ovviamente queste percentuali possono oscillare in modo inversamente proporzionale ai tempi di evacuazione. Le nostre però, sono solo congetture argomentative e analitiche che servono per far notare che oggi sussiste sia l’incognita percentuale sulla probabilità eruttiva (incognita naturale), sia l’incognita sui tempi di evacuazione (incognita antropica), perché non ci sono piani specifici. In queste condizioni il rischio è tecnicamente inaccettabile…

Il piano di emergenza messo a punto dalle autorità competenti (Dipartimento Protezione Civile; Regione Campania) sulla scorta di scenari offerti dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) con il placet della Commissione Grandi Rischi (CGR-RV), contiene tutti gli elementi per gestire la crisi vulcanica, come ad esempio l’organizzazione da mettere in campo, la catena di comando, gli enti coinvolti nelle varie fasi operative e le strutture di coordinamento e controllo di quello che potrebbe essere il più grande piano di evacuazione del mondo in tempo di pace. Un piano di evacuazione che oggi ancora non c'è, nonostante siano passati dall'instaurazione di apposite commissioni e gruppi di lavoro, un numero di anni superiori a quelli che caratterizzarono il mito omerico della tela di Penelope…

L’unico modo per mitigare un po’ la situazione è quello di favorire l’allontanamento spontaneo del maggior numero possibile di persone nella fase di preallarme: prevalentemente di chi ha seconde case a disposizione. In tal caso le famiglie che si trasferirebbero altrove riceverebbero il contributo di autonoma sistemazione (C.A.S). Occorre quindi che questa possibilità sia assicurata attraverso atti governativi anche ai cittadini dei Campi Flegrei e di Ischia.

Le disquisizioni  fatte in questo articolo circa la difficile interpretazione da dare a una possibile crisi vulcanica che non racchiude con certezza l’ineluttabilità di un’eruzione, serve a mettere in evidenza quanto siano importanti le politiche di prevenzione e i piani di evacuazione e tutte le opere capaci di favorire il flusso veicolare degli sfollati che sarebbe particolarmente utile sfoltire come numero all’origine, attraverso politiche serie di delocalizzazione e di vincoli di inedificabilità residenziale in tutti quei territori che una legge dello Stato, e non noi, ha classificato zona rossa da evacuare.

Anche sulla zona rossa la politica comunque è stata capace di incredibili interpretazioni: nella figura sottostante si vede appunto la red zone nella sua interezza. In alcuni di questi comuni (a est) ricadenti nel perimetro a rischio, si può ancora costruire con licenza edilizia sulla scorta di una logica offerta dalla Regione: è vero che devono scappare anche loro in caso di eruzione, ma per fenomenologie gravi e non gravissime…

La zona rossa da evacuare in caso di allarme vulcanico.


Al dirigente della protezione civile regionale campana, ing. Italo Giulivo, era stato chiesto quanti comuni hanno utilizzato i fondi europei per appaltare a professionisti esterni la redazione del piano comunale di protezione civile, notoriamente da consegnare entro il 31 dicembre 2015: nessuna risposta. 
Secondo il nostro punto di vista, se la Regione Campania insieme al Dipartimento della Protezione Civile e all’Osservatorio Vesuviano ha varato qualche anno fa corsi ad hoc per la formazione del personale comunale anche dell'area flegrea e vesuviana da impiegare nella redazione dei piani di protezione civile, sarebbe intollerabile che alcune di queste municipalità destinasse soldi a privati o a società o a Enti terzi, per ottenere  la compilazione  di piani per i quali hanno ricevuto fondi europei e sapere nazionale...


Tabella dei comuni ricadenti in zone rosse vulcaniche che hanno ricevuto i finanziamenti
rispetto ad altri maggiorati del 25% per la stesura dei piani comunali di protezione civile . Tutti i comuni campani sono stati comunque finanziati per un importo complessivo di 14.milioni e 624 mila euro.

4 commenti:

  1. Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post " Rischio Vesuvio e crisi vulcanica.":
    Caro signor Malko,
    Avete ancora scritto un buon articolo! Posso pienamente d'accordo con gran parte! Se permettete, vorrei aggiungere qualcosa: Proprio il Etna ha eruttato, un vulcano, che è molto diverso dal Vesuvio, perché ha quasi sempre canali aperti per Magma. Inoltre, l'Etna non ha avuto un lungo periodo di riposo. Tuttavia, le immagini mostrano una grande epidemia, le cui conseguenze sono riconosciute solo lentamente. Ciò sottolinea la prossima eruzione del Vesuvio! Fabrzione risposto alla mia domanda: "Quando ci sono più vittime?" in blog:
    http://www.nibiru2012.it/forum/vulcanologia-e-geofisica/riduzione-del-rischio-vulcanico-conferenze-e-attivita-146827.0.html così:
    "1) Questo è il numero di morti per la protezione civile in assenza di evacuazione o di un piano di emergenza
    VEI 5 10,000 S SUB PLINIAN 1 1000 S La S indica plurale cosi per un eruzione pliniana puoi intendere 30 mila, 40 mila morti ma non 100 mila morti Se il tempo tra la rilevazione e allarme è solo poche ore, hans nessuno verrà evacuato perchè occorrono (servono) alcune ore alla protezione civile, le forze dell'ordine per dispiegarsi sul territorio e solo dopo verrà annunciato l'allarme rosso
    Questo scenario di un eruzione in poche ore è impossibile. Secondo gli studi la durata dell'eruzione partendo dall'unrest è di 54 giorni. Questo è un valore medio Io sono d'accordo con questa valutazione. ..." e: "Hans
    La stima dei 54 giorni e dei morti è stata ottenuta col metodo elicitario dal gruppo EXPLORIS elicitario = expert elicitation method ". Questo è scandaloso per me! Questo mi costringe a non rimanere in silenzio sulla questione: Deve essere provato per ridurre l'esplosione del Vesuvio! E come uno studio della competente OV deve essere effettuato. Allora è possibile evacuare solo e quindi aprire il canale del Vesuvio da perforazione automatica. Questo avvia un eruzione canalizzato. Solo in questo modo può essere evitato, a mio parere, una distruzione del cono del Vesuvio. E dopo il completamento di questi eruzione canalizzato un ritorno di evacuati è possibile. Lasciatevi cordialmente saluto! "Hans-Hermann Uffrecht" o "Vesuvio dove andamo" o "Vesumboli" PS:Mi scuso per la cattiva traduzione!

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  2. Supplemento a mio parere:

    Improvvisamente come il Vulcano Calbuco in Cile,
    così improvvisamente l'Etna è scoppiata.

    Il Calbuco svegliato dopo 42 anni di riposo
    senza preavviso. (solo 2 ore)

    L'Etna si è svegliato dopo un breve periodo di tempo
    anche senza preavviso. (anche per un breve periodo di tempo)

    E l'Etna ha diversi crateri aperti!

    A testimonianza del lavoro di due
    Prof. L. Pappalardo e G.Mastrolorenzo!

    Come può dunque essere attendibile le dichiarazioni del direttore di OV Vesuvio?

    Il regime preavviso di protezione civile è crollato con essa!

    "Hans-Hermann Uffrecht" o "Vesuvio dove andamo" o "Vesumboli" PS:Mi scuso per la cattiva traduzione!

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  3. Supplemento per illustrare:
    L'eruzione dell'Etna durò dal 03:12. - 2015/10/12
    che potrebbe essere perseguito:
    http://www.ct.ingv.it/it/tremore-vulcanico.html
    L'improvviso scoppio di Calbuco su 2015/04/22:
    https://i0.wp.com/i.imgur.com/4lHh1yu.jpg
    e l'improvvisa eruzione dell'Etna:
    http://www.ct.ingv.it/images/20151203_023140_EMCT.jpg
    "Hans-Hermann Uffrecht" o "Vesuvio dove andamo" o "Vesumboli" PS:Mi scuso per la cattiva traduzione!

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  4. Etna e Vesuvio
    Quando l’eruzione dell’Etna 20151203-~20151210
    da urti molto molto profondi è stato causato,
    sulla base dei disturbi del campo magnetico terrestre,
    allora potrebbe essere,
    che il primo shock era diretto a Etna
    da una diga dal centro.
    Allora potrebbe essere
    che da questo centro esiste anche una diga differita salendo al Vesuvio.
    e,
    quella del Vesuvio dopo il forte eruzione dell’Etna
    Ora, secondo il principio di Archimede
    per un breve periodo di tempo meno shock causato.
    Così rimane fino in profondita
    di nuovo i processi di magma
    forti nuove scosse causato.

    “Hans-Hermann Uffrecht” o “Vesuvio dove andamo” o “Vesumboli”
    PS:Mi scuso per la cattiva traduzione!

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