Il Vesuvio non esiste più. Ovvero non esiste più il rischio
eruttivo che è proprio di questo monte, perché lo scuro ammasso roccioso sorto
a strati, è sempre lì con la sua forma conica che svetta e si palesa dalla
asimmetrica caldera del possente Somma. Nelle
viscere c’è sempre fuoco magmatico, ma sul vulcano e sul pericolo a cui
dovrebbe rimandare, è sceso l’oblio, dovuto innanzitutto all’emergenza
pandemica che cattura la totale attenzione dei media e delle popolazioni. La
paura dominante in questo periodo, e di finire a pancia sotto nelle terapie
intensive. Essendo che la natura umana a fronte della minaccia alla
sopravvivenza parte dalle priorità temporali e dalla tangibilità dei fenomeni
deleteri, sia nella zona rossa Vesuvio che in quella ancora più enigmatica dei
Campi Flegrei, i discorsi dei cittadini e delle autorità cosiddette competenti,
scivolano prioritariamente sul virus, sulle vaccinazioni e sul green pass. A
dirla tutta, non è che in tempi pre pandemici l’attenzione sull’argomento
Vesuvio fosse stata molto più alta…
Molte volte il popolo vulcanico viene spinto a manifestare
tutto il suo ottimismo contro i cosiddetti profeti di sventura, alla stregua
dei nostalgici emigranti che si ritirano nei loro luoghi natii cantando prose
di conforto come quelle:<< basta che ci sta o cielo, basta che ci sta
il mare…(Simm'e Napule Paisà)>>. Questo modus pensandi ben rappresentato nel film pane e cioccolato, non genera alcuna sicurezza dal rischio
vulcanico: anzi, lo aggrava.
Certamente un aiuto all’ottimismo lo hanno offerto varie
istituzioni come quella universitaria (Federico II) e l’Osservatorio Vesuviano:
la prima ha prodotto di recente una video conferenza in cui si annunciava che
il pericolo vulcanico è in decrescita, mentre la struttura periferica dell’Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
ha sancito addirittura che non c’è un nesso tra tempi di quiescenza e l’intensità
eruttiva, aggiungendo che la
strumentazione disseminata nel flegreo e sul Vesuvio consentirà agli esperti di
monitorare all’occorrenza e in tempi utili la risalita del magma in superficie. Queste novità
assolute nel panorama vulcanologico, hanno consentito alla dirigente dell’Osservatorio
Vesuviano di sottintendere marcatamente che una eruzione nei Campi Flegrei o
nel vesuviano non potrà mai cogliere alla sprovvista la popolazione: la previsione quindi, è cosa fatta. Bisognerebbe dirlo pure al presidente della regione Campania, che affermò molto pragmaticamente, che i tempi a disposizione per evacuare potrebbero esserci e potrebbero non esserci...
Uno dei problemi di comunicazione che riguardano questi
argomenti nell’odierno declassati all’ultima pagina, e la correlazione tra
azione amministrativa e affermazioni scientifiche. Infatti, sancire come ha fatto la responsabile dell’Osservatorio Vesuviano, che il trascorrere dei
decenni e dei secoli e fino a quando la ricerca scientifica non sia di diverso avviso, non influisce sulla determinazione energetica dell’eruzione
massima attesa, produce accidia nell'azione di governo del territorio. Affermazione quindi non da poco, che consente, generalizzando, agli amministratori pubblici, il cui mandato elettorale
generalmente è misurabile in anni e sulle dita di una mano, di tenere manica largo sull'uso espansionistico del territorio da urbanizzare anche in area storicamente vulcanica, declinando così ogni azione utile alla prevenzione del disastro vulcanico, soprattutto in favore dei posteri. Pare che si prediligano invece gli aspetti economici legati al riciclo delle cose che spostano capitali... le case si ricostruiscono. Per comprare una casa in questi settori vulcanici, occorrerebbe avere rassicurazioni per almeno 30 anni di pace geologica: un tempo veramente minimo per recuperare il capitale iniziale investito nell'acquisto di un alloggio, soprattutto se le risorse economiche sono misurate
La classe politica preferisce circuire e rimuginare sui limiti della iniziale e vecchia zona
rossa Vesuvio, artefattamente dichiarata allargata, preferendo adoperarsi per rodere i
limiti di questo settore dal 2003 inibito all’edilizia residenziale. Una zona questa, permanentemente
sotto attacco ad opera degli speculatori dell’edilizia e dei cacciatori di
condono. Nei Campi Flegrei poi, non si riesce a varare uno straccio di norma che,
alla stregua dell’area vesuviana, vieti le costruzioni finalizzate ad insediare
nuove famiglie nella caldera vulcanica, con la conseguenza che lievita il rischio già oggi insopportabile. Alcuni politici premono per le piste
ciclabili, ma molto meno per istituire un vincolo di salvaguardia dal fuoco
astenosferico... Nell'imminenza delle elezioni, i candidati a sindaco di Napoli, dovrebbero dichiarare in
anteprima nei loro comizi elettorali, quali iniziative intendono porre in campo
per affrontare il rischio vulcanico nel vesuviano e nel flegreo e alla stregua nell'ischitano. Magari la stampa potrebbe concorrere con domande appropriate, in quella che potrebbe essere un'opera di chiarezza per favorire l'informazione come strumento assolutamente necessario per l'esercizio della democrazia.
Stando a quanto si legge è in produzione il film - in fila per due -, del regista Bruno De
Paola, che per un mese si girerà all’ombra del Vesuvio. La trama del film riguarda
un paesino alle falde del Vesuvio dove, in seguito a una scossa di terremoto di
origine vulcanica, viene attivato il piano di evacuazione col trasferimento degli abitanti del paese verso un altro Comune gemellato. Il protagonista
vede l’evacuazione come un’ottima opportunità per allontanarsi dalla
gelosissima fidanzata che lo perseguita. Sarà interessante vedere come il mondo
cinematografico rappresenterà l’evacuazione dalla zona rossa.
I problemi legati al rischio vulcanico nell’area metropolitana
di Napoli sono incentrati innanzitutto sulla impossibilità di determinare il momento eruttivo e l’intensità
eruttiva. In quest'ultimo caso capirete che anche se si riesce a prevedere il momento dell'eruzione, il dubbio sulle distanze coperte dagli effetti deleteri delle dirompenze geologiche può essere il principio della catastrofe o della salvezza. D’altra parte molte incongruenze che
riguardano i piani di evacuazione, potrebbero prestare il fianco al caos
comportamentale dei cittadini che, generalizzando, a volte sottovalutano interesse e partecipazione, salvo inveire inutilmente a posteriori contro il governo inadempiente...
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