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domenica 12 settembre 2021

Rischio Vesuvio: in fila per due.

 



Il Vesuvio non esiste più. Ovvero non esiste più il rischio eruttivo che è proprio di questo monte, perché lo scuro ammasso roccioso sorto a strati, è sempre lì con la sua forma conica che svetta e si palesa dalla asimmetrica caldera del possente Somma.  Nelle viscere c’è sempre fuoco magmatico, ma sul vulcano e sul pericolo a cui dovrebbe rimandare, è sceso l’oblio, dovuto innanzitutto all’emergenza pandemica che cattura la totale attenzione dei media e delle popolazioni. La paura dominante in questo periodo, e di finire a pancia sotto nelle terapie intensive. Essendo che la natura umana a fronte della minaccia alla sopravvivenza parte dalle priorità temporali e dalla tangibilità dei fenomeni deleteri, sia nella zona rossa Vesuvio che in quella ancora più enigmatica dei Campi Flegrei, i discorsi dei cittadini e delle autorità cosiddette competenti, scivolano prioritariamente sul virus, sulle vaccinazioni e sul green pass. A dirla tutta, non è che in tempi pre pandemici l’attenzione sull’argomento Vesuvio fosse stata molto più alta…

Molte volte il popolo vulcanico viene spinto a manifestare tutto il suo ottimismo contro i cosiddetti profeti di sventura, alla stregua dei nostalgici emigranti che si ritirano nei loro luoghi natii cantando prose di conforto come quelle:<< basta che ci sta o cielo, basta che ci sta il mare…(Simm'e Napule Paisà)>>. Questo modus pensandi  ben rappresentato nel film pane e cioccolato, non genera alcuna sicurezza dal rischio vulcanico: anzi, lo aggrava.

Certamente un aiuto all’ottimismo lo hanno offerto varie istituzioni come quella universitaria (Federico II) e l’Osservatorio Vesuviano: la prima ha prodotto di recente una video conferenza in cui si annunciava che il pericolo vulcanico è in decrescita, mentre la struttura periferica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia  (INGV) ha sancito addirittura che non c’è un nesso tra tempi di quiescenza e l’intensità eruttiva, aggiungendo  che la strumentazione disseminata nel flegreo e sul Vesuvio consentirà agli esperti di monitorare all’occorrenza e in tempi utili la risalita del magma in superficie. Queste novità assolute nel panorama vulcanologico, hanno consentito alla dirigente dell’Osservatorio Vesuviano di sottintendere marcatamente che una eruzione nei Campi Flegrei o nel vesuviano non potrà mai cogliere alla sprovvista la popolazione: la previsione quindi, è cosa fatta. Bisognerebbe dirlo pure al presidente della regione Campania, che affermò molto pragmaticamente, che i tempi a disposizione per evacuare potrebbero esserci e potrebbero non esserci...

Uno dei problemi di comunicazione che riguardano questi argomenti nell’odierno declassati all’ultima pagina, e la correlazione tra azione amministrativa e affermazioni scientifiche. Infatti, sancire come ha fatto la responsabile dell’Osservatorio Vesuviano, che il trascorrere dei decenni e dei secoli e fino a quando la ricerca scientifica non sia di diverso avviso, non influisce sulla determinazione energetica dell’eruzione massima attesa, produce accidia nell'azione di governo del territorio. Affermazione quindi non da poco, che consente, generalizzando, agli amministratori pubblici, il cui mandato elettorale generalmente è misurabile in anni e sulle dita di una mano, di tenere manica largo sull'uso espansionistico del territorio da urbanizzare anche in area storicamente vulcanica, declinando così ogni azione utile alla prevenzione del disastro vulcanico, soprattutto in favore dei posteri. Pare che si prediligano invece gli aspetti economici legati al riciclo delle cose che spostano capitali... le case si ricostruiscono. Per comprare una casa in questi settori vulcanici, occorrerebbe avere rassicurazioni per almeno 30 anni di pace geologica: un tempo veramente minimo per recuperare il capitale iniziale investito nell'acquisto di un alloggio, soprattutto se le risorse economiche sono misurate

La classe politica preferisce circuire e rimuginare sui limiti della iniziale e vecchia zona rossa Vesuvio, artefattamente dichiarata allargata, preferendo adoperarsi per rodere i limiti di questo settore dal 2003 inibito all’edilizia residenziale. Una zona questa, permanentemente sotto attacco ad opera degli speculatori dell’edilizia e dei cacciatori di condono. Nei Campi Flegrei poi, non si riesce a varare uno straccio di norma che, alla stregua dell’area vesuviana, vieti le costruzioni finalizzate ad insediare nuove famiglie nella caldera vulcanica, con la conseguenza che lievita  il rischio già oggi insopportabile. Alcuni politici premono per le piste ciclabili, ma molto meno per istituire un vincolo di salvaguardia dal fuoco astenosferico... Nell'imminenza delle elezioni, i candidati a sindaco di Napoli, dovrebbero dichiarare in anteprima nei loro comizi elettorali, quali iniziative intendono porre in campo per affrontare il rischio vulcanico nel vesuviano e nel flegreo e alla stregua nell'ischitano. Magari la stampa potrebbe concorrere con domande appropriate, in quella che potrebbe essere un'opera di chiarezza per favorire l'informazione come strumento assolutamente necessario per l'esercizio della democrazia. 

Stando a quanto si legge è in produzione il film -  in fila per due -, del regista Bruno De Paola, che per un mese si girerà all’ombra del Vesuvio. La trama del film riguarda un paesino alle falde del Vesuvio dove, in seguito a una scossa di terremoto di origine vulcanica, viene attivato il piano di evacuazione col trasferimento degli abitanti del paese verso un altro Comune gemellato. Il protagonista vede l’evacuazione come un’ottima opportunità per allontanarsi dalla gelosissima fidanzata che lo perseguita. Sarà interessante vedere come il mondo cinematografico rappresenterà l’evacuazione dalla zona rossa.

I problemi legati al rischio vulcanico nell’area metropolitana di Napoli sono incentrati innanzitutto sulla impossibilità di determinare il momento eruttivo e l’intensità eruttiva. In quest'ultimo caso capirete che anche se si riesce a prevedere il momento dell'eruzione, il dubbio sulle distanze coperte dagli effetti deleteri delle dirompenze geologiche può essere il principio della catastrofe o della salvezza. D’altra parte molte incongruenze che riguardano i piani di evacuazione, potrebbero prestare il fianco al caos comportamentale dei cittadini che, generalizzando, a volte  sottovalutano interesse e partecipazione, salvo inveire inutilmente a posteriori contro il governo inadempiente... 

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