Pozzuoli - Scarfoglio: stato attuale sito trivellazione |
La trivellazione iniziata nella zona di Scarfoglio (Pozzuoli) nella prima
decade di giugno, pare si prefiggesse l’obiettivo di raggiungere fluidi
idrotermali con una temperatura superiore ai 100°C, onde sperimentare nuovi
sistemi e tecnologie per lo sfruttamento di energie a bassa e media entalpia
per produrre caldo, freddo e corrente elettrica. Se il prototipo d’impianto
avesse risposto alle aspettative, probabilmente sarebbe stato piazzato sul
mercato interno e internazionale.
La popolazione del posto, appena ha notato che la perforazione aveva dato
vita a una nuova fumarola e ha percepito per quanto possibile un odore ancora
più forte di zolfo, si è allarmata allertando il municipio con in testa il
sindaco di Pozzuoli, che ha bloccato i lavori interessando per le valutazioni
del caso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e la struttura
regionale e poi nazionale di protezione civile. Successivamente una
squadra di geochimici dell’Osservatorio Vesuviano (INGV) si è recata sul
cantiere ed ha effettuato un sopralluogo e il campionamento dei fluidi dispersi
nell’aria, rilevando nel contempo che il foro praticato non era condizionato e
provvisto di congegni capaci di bloccare la fuoriuscita dei fluidi. L’istituto
di vulcanologia ha quindi rappresentato la difficoltà nel fornire una
valutazione sugli sviluppi di questa improvvida trivellazione, così come gli
eventuali effetti del degassamento sulle vicine strutture commerciali e
abitative.
L’INGV pur comparendo col suo logo e a pieno titolo sul tabellone degli
enti coinvolti nel progetto di trivellazione e sperimentazione industriale del
geotermico (Geogrid), ha precisato che tale iniziativa di scavo è stata portata
avanti all’insaputa dell’attuale amministrazione che non aveva tra le sue carte
neanche l’allegato tecnico che prevedeva la perforazione. Purtuttavia appena
saputo della problematica fumarolica, l’INGV ha invitato la protezione civile
regionale e il responsabile del progetto ad attivarsi per l’immediata chiusura
mineraria del pozzo, e il ripristino ambientale dei luoghi.
Scarfoglio - Cartello di cantiere |
Intanto nell’ambito della riunione periodica della commissione grandi
rischi per il rischio vulcanico ai Campi Flegrei, è stato affrontato pure il
profilo di pericolosità di questa nuova fumarola di Agnano – Pisciarelli. Le
conclusioni dell’altissimo consesso scientifico, hanno rimarcato la
impossibilità a fornire nell’attualità un parere esaustivo sullo scavo, in
quanto mancano ai loro uffici le relazioni e i carteggi progettuali del Geogrid.
D’altro canto però, gli esperti hanno convenuto sul fatto che tale
trivellazione potrebbe avere un impatto sull’ambiente circostante,
raccomandando di monitorare i luoghi interessati per poter cogliere
tempestivamente l’emergere di qualsiasi elemento di criticità nell’evoluzione
del sistema fumarolico artificialmente innescato, col fine di garantire la
salute e la sicurezza dei cittadini.
La popolazione metropolitana flegrea, ha seguito con preoccupazione le
disquisizioni sulle trivellazioni del Prof. Giuseppe Mastrolorenzo, primo
ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano (INGV), che ha parlato a titolo
personale, anche se sostanzialmente il suo istituto di appartenenza parimenti si
è dovuto porre il problema della pericolosità delle trivellazioni in area
vulcanica. Tra l’altro occorre dire che le disquisizioni scientifiche addotte
da Mastrolorenzo, in tutti i casi contribuiscono a pubblicizzare certi
argomenti che forse passerebbero in sordina, rinnovando nei cittadini un senso civico di
custodia e tutela del territorio.
I problemi connessi alle trivellazioni nascono dal fatto che il sottosuolo
vulcanico racchiude anche prodotti di varia natura che possono fuoriuscire per
effetto delle trivellazioni, pure con una certa irruenza perché c’è molto
calore nelle viscere flegree. Gli imprevisti non sono una rarità e le
conseguenze a volte possono essere di un certo rilievo. D’altra parte pure le
stratificazioni che caratterizzano e separano i vari strati del sottosuolo, una
volta bucherellate potrebbero generare rimescolamenti dei fluidi a diversa
composizione chimica e a diverse quote. Ovviamente il rischio ha una sua
proporzionalità legata alla profondità di scavo, ma non in maniera assoluta se
s’inquadra il sottosuolo come un insieme di elementi in equilibrio.
In tutti i casi riteniamo che il progetto Geogrid non possa essere
demonizzato, così come la ditta esecutrice, ancorché le varie rappresentanze
degli atenei campani che partecipano presumibilmente come consulenti
tecnologici e non geologici del progetto. Questo significa che un ruolo
centrale avrebbe dovuto averlo proprio l’Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (INGV). L’Ente scientifico o chi per esso, probabilmente non ha
valutato appieno la reazione dei cittadini alle volute di vapore pressoché
inevitabili in una zona caratterizzata ma non abituata al ribollire delle acque
idrotermali che in alcuni punti si spingono in superficie (Pisciarelli). D’altra
parte sembra strano che non si sia valutato che la perforazione e il successivo
getto fumarolico potrebbe scompensare gli equilibri di una zona sottoposta a
monitoraggio geochimico e geofisico, come attività primaria di previsione
vulcanica che procede con la comparazione annosa e in continuo dei dati
rilevati.
L’area di Scarfoglio oggetto della recente perforazione e a
proposito della pericolosità, lascia ritenere che lo scalpello rotante pur avendo raggiunto la modesta profondità di quasi cento
metri, ha consentito al condotto verticale così realizzato di assumere una
sorta di ruolo da collettore della circolazione dei fluidi che soprattutto
nella loro componente acquosa e gassosa ora sbuffano in superficie. La presenza
di una cavità ancorché colma d’acqua, favorisce l’accelerazione dei liquidi e
dei gas dagli interstizi rocciosi che lì confluiscono trovando minore resistenza da vincere rispetto al terreno. Il geyser progressivamente potrebbe incrementarsi fino a quando gli equilibri non raggiungono la fase di stabilizzazione. Questo spiegherebbe un certo
aumento delle emissioni così come lo slargamento del foro in
superficie per effetto dilavante dei fluidi ricchi di acque saline che colmano
il pertugio. Non avendo contezza dei luoghi le nostre osservazioni sono di taglio analitico...
Discorso a parte meritano le emanazioni gassose e liquide che non sono state
completamente classificate, e che presumiamo siano costituite prevalentemente da
idrogeno solforato e anidride carbonica e vapore e precipitati salini che si
collocano per condensazione nelle vicinanze del pozzo. Ovviamente in
questo caso ed è lapalissiano, maggiore sarà la distanza di esposizione dalla sorgente, e tanto
minore sarà il grado di concentrazione dei gas che sfuggono dal sottosuolo. L’abbronzatura o
l’annerimento di alcuni metalli esposti a questo elemento (H2S), come possono
essere le monete ramate o l’argento che annerisce, avviene anche a basse
concentrazioni. Per esperienza su altre zone soggette a simili emissioni,
percentuali anche minime che generano effetto sui metalli, non sembrano
immediatamente pericolose per l’uomo: occorre però dire, che l’esposizione
prolungata può causare problematiche alla salute pure in concentrazioni
inizialmente ben tollerate. Presumibilmente, l’officina e la rivendita auto dove
sembra indirizzarsi il flusso a causa dei venti predominanti, dovrà valutare
l’elemento gassoso come possibile rischio per la salute dei lavoratori esposti,
sia all’aperto che all’interno dei locali.
Qualsiasi valutazione sulla salute dei cittadini che dimorano intorno alla
sorgente gassosa, non può prescindere da un puntuale riconoscimento dei gas, che
ancora non è stato fatto, e dalla loro concentrazione nell’aria a varie quote
dal piano campagna e a distanza e più volte per evidenziare eventuali picchi. Per avere garanzie occorre che qualche
qualificata istituzione non riportata come logo nel cartello di cantiere, in
ossequio alla trasparenza, effettui tutte le analisi e le verifiche del caso. D’altra
parte già nel documento di analisi del rischio associato alle attività lavorative di
trivellazione, doveva prospettarsi una tale eventualità con relativa procedura
d’intervento. Operativamente e con dati alla mano, se ad esempio la
concentrazione massima di idrogeno solforato non deve superare i 7 mg. /m3,
occorre che si tracci e si segnali una sorta di curva chiusa, chiamiamola magari
isogas, intorno al foro di emissione con misure effettuate
sottovento, anche se il limite dovesse poi risultare di appena pochi metri dal
buco atteso che vi si può accedere. Sarà poi quello il perimetro da monitorare con una certa costanza, in
attesa della chiusura definitiva del pozzo.
Anche l’anidride carbonica è altamente pericolosa, e proprio nella conca di
Agnano si rilevano già naturalmente emissioni dal sottosuolo, tant’è che
anticamente era famosa la grotta del cane, un luogo dove le genti del posto introducevano
per meravigliare i turisti, gli amici (?) a quattro zampe che stramazzavano al
suolo, per poi tirarli per la coda all’esterno lasciandoli “resuscitare” con
l’aria fresca. La respirazione di questo gas asfissiante a certe concentrazioni
produce fame d’aria, svenimento e in una condizione di saturazione alla morte.
Trattandosi di un gas pesante che ristagna al suolo, la geomorfologia dei
luoghi può fornire più precisi indizi di pericolosità. In prossimità della trivellazione sarebbe opportuno tenere a distanza animali di bassa taglia e soprattutto bambini prossimi
al mezzo metro di altezza. La misura della concentrazione verticale
dell’anidride carbonica dal piano campagna è quindi molto importante. Se il
sindaco di Pozzuoli stabilisce che ai limiti della recinzione di cantiere le
percentuali di entrambi i gas misurati nell’aria non sono pericolose, può
adottare tale perimetrazione esistente come limite di pericolo perchè in tutti i casi c'è uno scavo aperto, apponendo sulla rete il divieto di accesso all’area, con tanto di
cartellonistica di pericolo corredate da numeri di telefono delle autorità da allarmare in caso si
registrassero pericolose anomalie.
Su questa faccenda del Geogrid il presidente dell’INGV ha messo le mani
avanti dichiarando che lui non ne sapeva niente. Probabilmente la direttrice
dell’Osservatorio Vesuviano dovrà spiegare qualcosa in più, perché c’è un
decreto di nomina di alcuni ricercatori deputati a seguire il progetto.
Riteniamo che tutti questi referenti scientifici a vario titolo siano meno
responsabili rispetto alla classe politica che ebbe a sancire con leggi ad hoc,
che il nostro Paese doveva tirare fuori tutti i potenziali energetici
esistenti, sia in mare che in terra, sopra e sotto la crosta terrestre, per
raggiungere un profilo di bassa dipendenza energetica dall’estero.
D’altra parte pure all’interno della caldera flegrea, tra emanazioni e
sollevamento del suolo e intrusioni magmatiche e zona rossa e stato di
attenzione vulcanica, occorrerebbe che i politici che subito si sono attivati a
fronte dell’'incauta trivellazione, facessero parimenti adoperandosi per far completare
l'iter finalizzato al varo della legge “Norme Urbanistiche per i Comuni
rientranti nelle zone a rischio vulcanico dell’area flegrea”. Questo obiettivo
legislativo di taglio assolutamente preventivo per mitigare il rischio
vulcanico nel flegreo, non trascina tantissimo gli amministratori pubblici, ma servirebbe
ad assegnare anche ai Campi Flegrei, linee guide per bloccare nuovi
insediamenti abitativi, alla stregua di quanto è stato già fatto per la zona
rossa Vesuvio con la legge 21/2003.
Il rappresentante del Comune di Pozzuoli, in seno alle audizioni in commissione
urbanistica, ad oggetto appunto il disegno di legge sopra accennato, ebbe a
riferire che nel territorio puteolano risultava utile assestare
l’edilizia esistente, per alleggerire urbanisticamente l’area del Rione Terra e
zone limitrofe, magari realizzando manufatti compensativi ben lontani da queste
zone dove il bradisismo è in una fase acuta e la circolazione è problematica.
Altri comuni del Flegreo hanno rappresentato, invece, la necessità di condonare
gli abusi edilizi, così come altre amministrazione ancora lamentano scarse vie
di comunicazione e altre problemi economici derivanti dai mancati introiti
rappresentati dagli oneri di urbanizzazione che si perderebbero con siffatta
legge se approvata. Ovviamente il Comune di Napoli vive la faccenda della
possibile contrazione totale dell’urbanizzazione residenziale in area vulcanica
con una certa titubanza dettata dall’affaire Bagnoli, dove anche il documento
di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) ad oggetto la riqualificazione di
quell’area assolutamente appetitosa al business, nota e lamenta l’assenza nei
documenti di precisazioni sul carico urbanistico che la "cabina di
regia" intende abbattere su quei territori magnifici da riqualificare.
Campi Flegrei - Bagnoli |
Nei disposti di legge anti cemento mirati alla zona rossa flegrea, si
potrebbero inserire disposizioni precise riguardanti il geotermico e gli scavi
in genere, fissando un limite nella profondità oltre la quale occorre un parere
geologico proveniente da strutture pubbliche come l’INGV. D’altro canto
eventuali anomalie che dovessero registrarsi sui fronti di scavo, dovrebbero
essere segnalate immediatamente alla stregua di quello che si fa nel caso del
rinvenimento di reperti archeologici. Se non si vogliono generalizzare queste
precauzioni, si possono indicare le zone dove tale procedura è assolutamente necessaria.
Al di là del bailamme politico, la direzione generale dell’INGV deve capire
che occorre mettere ordine in certe faccende, perché è davvero sconfortante
sentire un sindaco del flegreo che riferisce, intervenendo sulle trivellazioni,
che all'interno dell'Osservatorio Vesuviano ci sono posizioni differenti e che
a lui le guerre di bande non gli interessano, perché la sua
bussola sono le istituzioni competenti come appunto L’INGV e la Protezione
Civile. A fronte di questo pubblico riconoscimento, è un po’ contraddittoria la
decisione del primo cittadino puteolano di assicurarsi un comitato tecnico
scientifico di supporto che affiancherà gli uffici comunali quale:<< organo
che tutelerà maggiormente la nostra comunità, supportando le decisioni in
materia di programmazione e prevenzione>>.
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