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lunedì 5 giugno 2023

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: si "gioca" al buio? di MalKo

La bocca del Vesuvio


Anche nel nostro democraticissimo Paese, nel merito del rischio eruttivo legato al Vesuvio e ai Campi Flegrei, non sono pochi quelli che si appellano agli utenti del web, affinché le informazioni che intendono reperire e riproporre online sul pericolo vulcanico, debbano essere solo quelle diffuse dalle istituzioni competenti.  In altre parole, è netta la sensazione che le notizie che devono circolare devono essere preferibilmente uni canale e soprattutto non devono stigmatizzare o criticare le strategie governative di tutela fin qui adottate. Queste ci sembrano  inoppugnabilmente  zoppe di prevenzione, e fragili operativamente parlando. Tant’è…  

Nei mesi un po’ “ballerini”, litosfericamente parlando, che precedettero il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, un tecnico dei laboratori di fisica del Gran Sasso, Giampaolo Giuliani, allarmò la popolazione profetizzando sulla base della concentrazione di radon che metodicamente misurava, l’arrivo di un sisma a forte intensità entro una settimana. La previsione creò apprensioni nella popolazione, e infastidì non poco la compagine governativa del fare. In quel periodo la protezione civile di Bertolaso, vero deus ex machina del governo Berlusconi, era impegnata e non poco anche su cose non attinenti calamità ed emergenze, come l’organizzazione del G8 alla Maddalena.

Dal centro romano, pensarono di acchetare le preoccupazioni degli aquilani inviando precipitosamente la commissione grandi rischi nel capoluogo abruzzese che, il 31 marzo del 2009, in un veloce e aperto consesso escluse che i frequenti sismi potessero precludere la strada a un terremoto a forte energia. Sembra che gli accademici arrivarono lì non tanto per indagare e valutare la pericolosità sismica, ma piuttosto per stroncare scientificamente e istituzionalmente Giuliani, reo di generare preoccupazioni che si traducevano in continui appelli del sindaco Cialente al dipartimento di Bertolaso, per ottenere  pareri se non istruzioni sul da farsiIl tecnico del centro di ricerca astroparticellare intanto, dopo la riunione degli esperti fu denunciato da Guido Bertolaso per procurato allarme.

La storia delle catastrofi sismiche ci ha consegnato all’indomani del terremoto dell’Aquila, una commissione grandi rischi, massima espressione scientifica del nostro Paese, letteralmente azzoppata. Del collegio facevano parte 6 luminari, che supportarono con mezze frasi e silenzi Bernardo De Bernardinis, il settimo della gita, vice capo dipartimento della protezione civile, che lasciò intendere la sera del 31 marzo 2009 in una conferenza stampa, quest'ultima forse vero obiettivo della missione, che non c’erano particolari motivi di allarme e che il perdurare della moderata sismicità avrebbe addirittura evitato l’accumulo di grosse e pericolose energie.  

Purtroppo, il terremoto, quello forte, nonostante le rassicurazioni si presentò il 6 aprile 2009 mietendo 309 vittime: all’Aquila andò di scena in una settimana la farsa e il dramma…  Nel libro “Tranquilli” di Alberto Orsini, è riportata la testimonianza dell’esperto dell’INGV, il dirigente di ricerca Marzocchi, che ebbe a dichiarare alcune cose importanti soprattutto se le si attualizzano:<< ancora oggi studiando quella sequenza sismica, ha ammesso, non riesco a vederci niente di differente rispetto a tante altre che ci sono state anche dopo e che non hanno portato a eventi come quelli dell’Aquila>>. Su un'altra domanda Marzocchi ammette: << purtroppo, impariamo molto solo dopo questi tipi di disastri. Un dovere etico è cercare di acquisire il maggior numero di informazioni quando succedono>>. Il ricercatore dell'INGV, è stato uno degli esperti che ha elaborato statistiche per assegnare percentuali probabilistiche alla tipologia eruttiva delle future eruzioni che verranno nel vesuviano e nel flegreo. In ultima analisi, da queste valutazioni si è poi giunti alla determinazione dell’eruzione di riferimento (media), e quindi alla vastità delle zone rosse attuali. 

Statistica stile eruttivo Campi Flegrei


Gli scienziati della commissione grandi rischi furono condannati per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia. Furono poi assolti negli altri due gradi di giudizio, ad eccezione di De Bernardinis, vero compagno B, che non riuscì a scrollarsi di dosso una condanna a due anni. Il solerte vice capo dipartimento infatti, fu giudicato colpevole perché in quei frangenti esercitava un ruolo operativo e non consultivo come quello degli scienziati. Il vice di Bertolaso fu ritenuto responsabile della fallace informazione, avendo i giudici trovato il nesso causale tra le sue rassicurazioni e i circa 30 decessi causati dal violento sisma. Il mondo scientifico allora, come dicevamo, avendo un ruolo prettamente consultivo, risultò a prescindere non colpevole, anche perché a posteriori si confutò che non c’era il carteggio necessario per classificare quella riunione come un reale consesso della commissione grandi rischi. Una commissione fasulla insomma… che tra l'altro dibattette a porte aperte mentre per le decisioni occorrono le porte chiuse, come ci ha ricordato due anni fa il referente attuale della commissione grandi rischi per il rischio vulcanico, vantando nell’intervista anche l’imparzialità del consesso scientifico... 

Dal 2009 in poi,  la stampa e i media in generale, si schierarono prevalentemente contro il tribunale dell’Aquila, per aver condannato la commissione grandi rischi, rea secondo i togati, di aver fornito imprecise, incomplete e contraddittorie informazioni sulla pericolosità dell'attività sismica. Le parole d’ordine dei supporters della commissione furono sempre le stesse: non si prevede un terremoto e non si attacca la scienza come si fece con Galilei… In realtà il contendere sorse proprio sulla inoppugnabile verità che i terremoti non si prevedono: ma a furor di logica vale anche il concetto che non si possono escludere.

In alcuni procedimenti civili tenutisi nelle aule di giustizia dell'Aquila, una giudice dichiarò corresponsabili 24 vittime del terremoto che usarono una condotta ritenuta irresponsabile, attardandosi a permanere nelle abitazioni dopo un paio di scosse più intense del solito. La Presidenza del Consiglio dei ministri in tutti i casi e di contro, è stata chiamata a risarcire i familiari di alcune decine di caduti, perché queste rinunciarono a mantenere abitudini prudenziali, in ragione delle rassicurazioni che furono improvvidamente date nella conferenza stampa del 31 marzo 2009.

C’è da chiedersi, in caso di catastrofe vulcanica e a proposito dei risarcimenti, che pesi e che misure verrebbero presi per il vesuviano e il flegreo sulle costruzioni difformi o abusive, anche alla luce dei fatti dell’Aquila e aggiungiamo di Ischia. Per il Vesuvio e come più volte abbiamo ricordato, c’è un’apposita legge (L. Reg. Campania 21/2003) che classifica la zona rossa come ad alta pericolosità vulcanica, e che vieta in questo perimetro la costruzione di fabbricati ad uso abitativo, così come ogni altro intervento sull’edificato capace di aumentare il numero dei residenti nell’omonima plaga. All’interno della zona rossa flegrea invece, lo Stato incredibilmente pur classificando la caldera come zona ad alta pericolosità vulcanica, non ha imposto divieti all’urbanizzazione, e quindi all’aumento del numero dei residenti. Quale futuribile giustizia civile nelle zone rosse?

Nei Campi Flegrei i cittadini preoccupati dal potenziale rischio eruttivo, dal bradisismo e dai sismi che in parte ne derivano, sono stati rassicurati in qualche misura dalla compagine operativa del dipartimento della protezione civile, così come dall’omologo ufficio regionale. I due uffici infatti, hanno escluso qualsiasi evacuazione - con eruzione alle spalle – dando così per certa la previsione dell’eventuale evento vulcanico in tempo utile per mettersi in salvo. Alla stregua dei fatti dell'Aquila, tali rassicurazioni in quanto operative e in analogia a quelle profferite quattordici anni fa da De Bernardinis, sono valutabili probabilmente pure sotto vari profili se dovessero malauguratamente rivelarsi fallaci. 

Comitato Operativo Protezione Civile - Roma -


La situazione nei Campi Flegrei è complessa, e in assenza di fattori deterministici, tutte le opzioni e le tesi legate al rischio vulcanico hanno diritto di accreditamento. Da un certo punto di vista tecnico, sussiste la necessità di lavorare anche sull'incertezza accorpando le varie ipotesi possibili. Quindi, in assenza di previsioni matematicamente inconfutabili, dobbiamo supporre tre possibilità di accadimenti nel merito del rischio vulcanico, almeno fino a quando non ci saranno congetture che lasciano prevalere una ipotesi sull’altra. Gli eventi sono allora così suddivisibili: 

  1. Abbiamo una probabilità del 33,33 % che nel flegreo venga diramato un falso allarme eruttivo. 
  2. Abbiamo una probabilità del 33,33 % che nel flegreo venga diramato con successo un allarme eruttivo in linea con i tempi necessari all’evacuazione. 
  3. Abbiamo una percentuale del 33,33% che nel flegreo si possa assistere a un mancato   allarme o più verosimilmente a un tardivo allarme eruttivo.

Possiamo riassumere generalizzando, che abbiamo il 66,66 % di probabilità di non essere coinvolti direttamente in un'eruzione, ma in una procedura evacuativa sì. Il Dipartimento della protezione civile invece, questa percentuale a torto o a ragione l'ha innalzata a valori prossimi al 100%.  

Prendendo in considerazione la terza ipotesi comprensiva del tardivo allarme, dobbiamo tener presente. a voler rimanere nel campo aritmetico, che siffatta eventualità, teoricamente,  comporterebbe un grave deficit quantificabile nell'esposizione involontaria di circa 8000 cittadini per ogni ora di ritardo evacuativo sulle 72 ore previste. Una soglia, questa dei tre giorni, che gli strateghi hanno calcolato analizzando i flussi di traffico dimensionati alla viabilità attuale. I piani di evacuazione ci sembrano assemblati con fragilità operative, come quelle che assegnano un orario per evacuare in auto o un orario per essere recuperati nelle aree di attesa da navette dicono comunali. Problema questo dell'evacuazione su appuntamento, che se non venisse rispettato all'occorrenza,  farebbe ricadere la responsabilità di un eventuale insuccesso evacuativo sulle spalle degli  evacuabili, e non sul sistema appunto aritmetico messo in campo puntando sulla certezza della non eruzione e della non percepibilità dei prodromi pre eruttivi. 

Criticità sono pure la mancata individuazione della zona rossa 2, così come la decisione di evacuare dal puteolano in direzione del centro di Napoli ci sembra azzardata, perchè la soluzione individuata richiederebbe ancora una volta la certezza della persistenza di una quiete vulcanica. Il successo del piano di evacuazione riteniamo che sarà sicuramente subordinato nella sua esecuzione, alla percezione da parte della popolazione dei prodromi pre eruttivi: se questi dovessero incalzare scoppierebbe il panico incontrollabile; se la popolazione riceverebbe l'ordine di evacuare ma senza che nulla verrebbe percepito dai sensi, l'allontanamento dal flegreo avverrebbe certamente con apprensione, ma sostanzialmente in una condizione moderatamente caotica ma forse gestibile…

Per il futuro sarà necessario forse mantenere vigile l’attenzione sul connubio  tra il mondo della scienza e la politica per non ripetere gli errori dell’Aquila: se la commissione grandi rischi si riunisce per decidere sulla protezione dei cittadini, assicuratevi in prima battuta che il numero degli accademici è legale e che gli atti cartacei siano in regola con timbri e firme. Il verbale va stilato al termine della riunione e non dopo l'evento calamitoso. Un ulteriore insegnamento ci proviene dai ruoli: rimanendo ai Campi Flegrei e al Vesuvio, l'osservatorio vesuviano, ente scientifico e di sorveglianza vulcanica, può esprimere pareri non vincolanti sulla pericolosità. Gli organi di protezione civile invece, e soprattutto il dipartimento della protezione civile, atteso che l'emergenza vulcanica come i piani di emergenza sono stati considerati di interesse nazionale, hanno piena responsabilità su quello che dicono e dispongono. I limiti di competenza li ha stabiliti con le sentenze la corte d'appello e di cassazione, lì all'Aquila... 

Marzocchi ha espresso il parere che le grandi catastrofi insegnano: nei Campi Flegrei l'ultima grande eruzione è anteriore al modesto evento del 1538: indi, valutati i tempi ultra secolari, nel flegreo si gioca e si decide al buio...








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