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lunedì 30 settembre 2019

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei e rischio Vesuvio: edilizia e abusi in zona rossa vulcanica...di MalKo



La spianata di Bagnoli - Campi Flegrei

Insediarsi nei territori vulcanici del vesuviano e del flegreo, significa accettare l’idea di una condizione di pericolo immanente non mitigabile con certezza matematica dalla previsione dell’evento eruttivo. Neanche col monitoraggio campale, iper strumentale e spaziale, è possibile dare una chiave di lettura incontrovertibile a quelli che sono i segnali chimici e fisici di un magma in evoluzione nel sottosuolo. Ne abbiamo già parlato...

Un ipotetico viaggio nel prodotto terra, a sopportare temperature e pressioni, sarebbe un volo solo strumentale nel mondo litosferico e astenosferico a differenza dell'acqua e dell'aria. Le perforazioni, quelle cosiddette carotaggi, procedono diversamente consentendo di mettere a giorno un campione del sottosuolo, ma non di quello profondo. La prospezione indiretta con onde sismiche allora, al momento è il metodo più utilizzato per decifrare gli strati chilometrici. I risultati non sono precisissimi soprattutto con l’aumentare della profondità, tant’è che non si riesce a dare un quadro tridimensionale alle camere magmatiche, e quindi una valutazione complessiva sulle quantità di magma stipate sottoterra. Le camere magmatiche superficiali sono più sondabili ma non attestano moltissimo in termini di previsione, visto che il magma può risalire direttamente dalle camere più profonde e meno investigate, come successe nell’eruzione pliniana del Vesuvio nel 79 d.C....

La previsione dell’evento eruttivo è la pietra filosofale a cui tendono tutti i ricercatori del mondo, ma al momento nessuno può vantare di averla scoperta per le troppe variabili che caratterizzano prodotti a diversa densità e diversa temperatura e chimismo e dinamismo. Quindi, anche per quanto riguarda la previsione corta del fenomeno eruttivo (72 ore), ci troveremo sempre di fronte a proiezioni probabilistiche sui tempi, che possono essere minimi nel mancato allarme e massimi nel falso allarme.

Solo la materializzazione dell’eruzione offrirà il dato statistico deterministico dell'evento, che raggiungerà il suo picco di alta pericolosità nel momento in cui la colonna eruttiva avrà toccato la massima quota. A eruzione in corso, dalla stima dell’altezza della colonna  si potrebbe azzardare analiticamente l’intensità eruttiva che in ogni caso potrà essere valorizzata con certezza solo dopo che sono terminati i fenomeni,che in coda potrebbero essere cattivi, e saranno chiare le ripercussioni e le implicazioni e gli sconvolgimenti che ha subito il territorio. Se noi riusciamo a vivere nei territori vulcanici con tutte queste premesse, è solo dovuto al fatto che le eruzioni mediamente catastrofiche hanno periodi di ritorno molto lunghi e la percezione del pericolo in assenza di elementi percepibili dai sensi è blanda.

Per evitare un falso allarme che dal punto di vista sociale è comunque un problema, occorre tentennare ai primi prodromi pre eruttivi e attendere segnali più duraturi e diversificati per far scattare l’evacuazione. La realizzazione di uno strumento di tutela, come può essere il piano di evacuazione, è l’unico sistema per consentire di ridurre al minimo e all’occorrenza i tempi di permanenza in area vulcanica. Le pratiche di prevenzioni invece, vertono sulla delocalizzazione della popolazione e sull’ampliamento delle strade come metodo strutturale per mitigare i fattori di rischio. In questo caso si otterrebbe una diminuzione del carico antropico e collateralmente una velocizzazione delle operazioni di evacuazione favorite da un minor numero di persone da allontanare.

A fronte del rischio vulcanico, nella zona rossa Vesuvio a est di Napoli, fu introdotta per logiche appunto di prevenzione, la legge regionale numero 21 del 2003, per bloccare nuovi insediamenti residenziali che, col loro conseguenziale carico umano, avrebbero lasciato crescere il valore esposto che già oggi conta 700.000 abitanti addossati a quello che a ben ragione è il vulcano più pericoloso del mondo.

I Campi Flegrei sono un’ulteriore area vulcanica che caratterizza il settore occidentale della metropoli partenopea. In realtà il parallelo geografico che unisce il Vesuvio ai Campi Flegrei, sembra seguire una linea di fuoco che vede nel sottosuolo profondo un’unica grande camera magmatica che unisce i due distretti vulcanici. Sede di un super vulcano che si sviluppa su una vasta caldera, il flegreo pur con tutti i requisiti legislativi di pericolosità, non è ancora titolare di un preciso divieto di urbanizzazione alla stregua di quanto è stato fatto per il Vesuvio.

Nella riunione di audizione della IV commissione consiliare permanente del 26 settembre 2018 ad oggetto:<<Proposta di Legge: Norme Urbanistiche per i Comuni rientranti nelle zone a rischio vulcanico dell'area flegrea>>, nel merito si sono succeduti al microfono l’assessore all’urbanistica del comune di Pozzuoli, il dirigente del servizio pianificazione urbanistica generale del comune di Napoli, il sindaco di Pozzuoli e la rappresentate del Movimento 5 Stelle. Da quello che si è capito, Napoli e Pozzuoli reggono un po’ la cordata sulle decisioni da prendere anche per gli altri comuni della zona rossa flegrea.

Nel dibattito sono emersi pochi distinguo ma l’equipaggio remava nella stessa direzione. Emettere un divieto di cementificazione sic et sempliciter non è stato ritenuto opportuno da alcun rappresentante. Il sindaco di Pozzuoli ci è sembrato abbastanza chiaro nell’esposizione del suo pensiero riconducibile alla volontà di bloccare ogni formula abitativa che incentivi le residenze nel centro storico puteolano, perché, dice, più vulnerabile e meno facile da evacuare. Fuori dal centro storico però, è di tutt'altro avviso…

Questo potrebbe significare che il sindaco di Pozzuoli eluda qualsiasi accostamento tra bradisismo e rischio eruttivo. Il primo cittadino ha forse un’errata visione degli agglomerati residenziali di Monterusciello e del rione Toiano appena a nord del monte Nuovo (sede dell'ultima eruzione) e a nord est del lago craterico d'Averno considerato la porta dell'inferno.... Queste due cittadine ubicate ben all’interno della città, sono state un errore tecnico politico scientifico e amministrativo, a suo tempo supportato da una scienza molto disorientata perché la realizzazione di nuovi alloggi ha portato a delocalizzare maldestramente la popolazione dalla pronunciata gobba del Rione Terra, da zona rossa a zona rossa… Il sindaco quindi sembra legato alla visione degli anni 80’; ragiona come si ragionava allora, senza intuire che all’epoca nonostante il bradisismo e i terremoti raggiunsero un picco di allarme tale da togliere veramente il sonno, non fu dichiarata l’evacuazione totale di Pozzuoli (neanche parliamo del flegreo), perché il bradisismo fu ritenuto un fenomeno sismico molto localizzato che minava la stabilità dei palazzi, ma non fu associato a un possibile elemento prodromico di un’eruzione.

Monterusciello - Pozzuoli

 Lo straordinario azzardo a cui venne sottoposta la popolazione flegrea negli anni delle crisi bradisismiche, non dovrebbe mai più ripetersi. In quei tempi non lontanissimi, la stazione sismica più vicina a Pozzuoli era quella ubicata alla facoltà di geologia al rettifilo… I Campi Flegrei nel sentire comune quindi, non esistevano affatto come vulcano e come distretto da monitorare attentamente. 

Il rappresentante del comune di Napoli, pure ci sembrava d’accordo sulle necessità di non incrementare troppo la popolazione nella zona rossa flegrea, ma ha insistito affinchè si proceda in modo da insediare un convitto di studenti nell’ex collegio Ciano (Bagnoli), luogo da 211.000 metri quadrati con 50 edifici, lamentandosi che la legge non opera a proposito delle zone rosse un distinguo tra residenze ordinarie e quelle speciali e collettive che a suo parere sono un’altra cosa.
Collegio Ciano Bagnoli - immagine tratta da fanpage.it

In realtà l’attento relatore avrebbe dovuto ricordare il dramma della casa dello studente dell’Aquila, che pur essendo una residenza studentesca speciale e collettiva, crollò sotto i colpi del sisma del 6 aprile 2009 sui poveri allievi che dovettero contare con strazio 8 vittime.

Il terremoto come si sa, non opera distinzioni di sorta sulla natura delle residenze, ma neanche le eruzioni vulcaniche, anche se le probabilità di cavarsela nel secondo caso sono sicuramente maggiori… D’altra parte occorre dire che pure gli alberghi ubicati nel flegreo potrebbero presentare lo stesso problema di fondo del convitto, e lo stesso dicasi per i centri di accoglienza migranti, quali attività assimilabili al concetto di dimora provvisoria.

L’altro elemento appena imbarazzante, riguarda la famosa zona di Bagnoli-Coroglio, oggetto di un programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana e quindi di una cabina di regia reclamata da tutti per una vasta area definita di rilevanza nazionale dal decreto sblocca Italia.

Per capire cosa sia Bagnoli è interessante soffermarsi sull’isolotto di Nisida che segna visivamente il confine a sud dei Campi Flegrei. Nisida non è altro che una delle tante bocche eruttive di cui è disseminato il flegreo la cui attività è ascrivibile a circa 6000 anni fa. Su quest’isola/penisola, ci sono vestigia romane inabissatesi per effetto del bradisismo, quale fenomeno che interessa anche la parte marittima della collina di Posillipo, con reperti alla Gaiola sprofondati sott'acqua, e gibbosità sottomarine a 2,5 Km. fuori dal porto di Napoli. Qui trapelano dalla gobba di 19 metri elementi gassosi che provengono dal mantello.
(Golfo di Napoli) - Rilievo digitale del fondo marino - Foto Dott. G. Ventura

Altre bocche eruttive riguardano le località di Coroglio, Chiaia, Monte Echia e il cratere di Santa Teresa a Bagnoli: tutti poco visibili perchè profondamente antropizzati. Questo significa che i Campi Flegrei sono un unicum che in termini di pericolosità non ha un centro e una periferia, a maggior ragione se si considera che un evento eruttivo esplosivo rilascerebbe colate piroclastiche che si espanderebbero per non pochi chilometri. Quindi, il pericolo vulcanico non è rappresentato da dove ci si posiziona nella caldera, ma dall’intera caldera dove ogni sito può essere percorso o raggiunto dai micidiali flussi piroclastici.

Ebbene su questo storico  ex polo industriale di Bagoli e zone limitrofe, incombono forti interessi magari anche leciti legati al business delle residenze e degli investimenti.  Una pianificazione del 2005 stimava in 515.000 metri cubi la misura cementizia da destinare alla realizzazione di abitazioni. Oggi con un ridimensionamento del numero di residenze da costruire, ha portato la stima a circa 200.000 metri cubi di cemento: Parliamo di oltre 1.000.000 di sacchi di cemento.

Da notare che Bagnoli fu la sede scelta per l’esperimento del Campi Flegrei Deep Drilling Project, cioè una trivellazione che doveva raggiungere a circa 4000 metri di profondità la testa del rigonfiamento bradisismico, localizzato poco fuori il porto di Pozzuoli per sondarne il contenuto. Da Bagnoli si sarebbe proceduto in verticale e poi con una inclinazione dello scalpello rotante in direzione di Pozzuoli. Il progetto di fatto è stato sospeso così come sono state bocciate dal Ministero dell’Ambiente, le perforazioni a uso geotermico nella zona di Scarfoglio (Pozzuoli) per evidente pericolosità dell'area vulcanica.

La caldera flegrea è monogenica, quindi ogni bocca eruttiva ha prodotto una sola eruzione. Non conoscendo dove si aprirà il cratere allora, non è possibile circoscrivere con precisione una zona ad alta pericolosità vulcanica come invece è stato fatto per il poligenico Vesuvio. 

Gli altri comuni come Marano, Quarto e Giugliano, non hanno particolari valenze archeologiche e paesaggistiche e storiche o consistenti vincoli, e quindi dal punto di vista delle richieste da avanzare alla commissione regionale incaricata di valutare l'edilizia in zona rossa, pare che siano prevalentemente interessati più che altro ai condoni edilizi e in ogni caso si riservano di valutare i documenti prodotti dai comuni capofila e da quelli del Monte di Procida e Bacoli, con quest'ultimo  che forse dovrebbe rivedere le strategie di allontanamento già nell'esercitazione EXE 2019.

Cosa fare dell’edilizia residenziale e anche dei manufatti  abusivi ad uso abitativo realizzati nelle zone rosse ad alta pericolosità vulcanica, è scritto nelle caratteristiche di pericolosità delle aree in esame, ma anche nella deontologia della scienza e della politica che tra i compiti dovrebbe annoverare la pianificazione del futuro futuribile. Ai Campi Flegrei è probabile che la prossima indeterminabile eruzione assuma una taglia esplosiva con la produzione di colate piroclastiche. Questo fenomeno devastante ha già colpito il vesuviano più volte con l’ultima manifestazione ascrivibile all'anno 1631. 

Nel 79 d.C. in seno all'eruzione pliniana di Pompei, si formarono diverse colate piroclastiche che si abbatterono pure su Ercolano causando la morte di alcune centinaia di ercolanesi che, con temperature dei flussi superiori a 350° C., subirono una morte istantanea per effetto della repentina evaporazione dei liquidi biologici compresi quelli della calotta cranica.

L’elemento che differenzia la storia del flegreo con quella del vesuviano, anche dal punto di vista del sentire comune, è che nel puteolano mancano i segni di morte dovuti al passaggio delle nubi ardenti. Calchi e scheletri sotto al Vesuvio sono un monito evidente di vite interrotte repentinamente. Nel flegreo non ci sono queste testimonianze, e quindi il segno tangibile del pericolo è stato blando e da qui la sottostima durata molti anni. Col bradisismo e quindi sul finire degli anni 80', e poi con la dichiarazione dello stato di attenzione vulcanica nel 2012, il rischio vulcanico per quest'area è diventato elemento di conoscenza e di riflessione per la popolazione. 

Ritornando all'oro grigio, il cemento, la soluzione potrebbe essere salomonica: via libera alla riqualificazione sismica e quindi all’abitabilità del collegio Ciano quale residenza già esistente da destinare agli studenti. Ovviamente la clausola che deve accompagnare questa scelta, dovrebbe essere la riqualificazione sismica dei fabbricati e all’occorrenza l’evacuazione preventiva degli allievi già nella fase di preallarme senza oneri contributivi del tipo autonoma sistemazione perché si ipotizza una casa alle spalle.

Sulla spianata di Bagnoli invece, luogo dove vigono piani di riqualificazione urbana e insediamenti residenziali, non c’è niente e niente dovrebbe starci se non strutture di interesse collettivo diverso dalle residenze. Da anni suggeriamo per questo la realizzazione di un’area atterraggio elicotteri, con annessa struttura polifunzionale di protezione civile, utile come punto di riunione attrezzato. Anche la realizzazione di un molo d’attracco in emergenza potrebbe rientrare nel polo e tra le strutture da adibire all’evacuazione via mare, anche in un ottica di recettività dall'isola d'Ischia che non è da meno in termini di pericolosità vulcanica e sismica.
Bagnoli - Campi Flegrei

I contenuti della legge regionale numero 21 del 2003 << Norme urbanistiche per i comuni rientranti nelle zone a rischio vulcanico dell’area vesuviana>> potrebbero essere sicuramente d’ispirazione a una legge che  alla  stregua  debba  vietare nuovi  insediamenti residenziali nella zona rossa dei Campi Flegrei, classificata dallo Stato come area ad alta pericolosità vulcanica. All'appello manca Ischia che, per gli aspetti sismici e vulcanici, dovrebbe essere considerata interamente in zona rossa senza distinzione di sorta e destinataria di una legge ad hoc...

Per quanto riguarda gli abusi edilizi, il problema è reso drammatico per l’alto numero di costruzioni fuorilegge che costellano il vesuviano ma anche il flegreo e in ultima analisi la Campania. Non c’è la possibilità di abbattere tutte le costruzioni contemporaneamente, così come non c’è la possibilità di collocare tutti gli sfrattati in sedi alternative adeguate. Neanche le procure colsero gli aspetti della faccenda, dando un senso e un'attenzione al piano di abbattimenti differenziati, basati solo sulle finalità del manufatto e sulla mano che l'ha costruito, dando quindi un senso alla morale ma non al pericolo, tra l’altro sfruttando l’inerzia e il malfunzionamento degli apparati dello Stato.

In Campania bisogna procedere, almeno per le zone rosse vulcaniche, all’abbattimento di tutti i fabbricati allo stato grezzo oggetto quindi di speculazione e non di abuso di necessità, senza alcuna distinzione di sorta circa la finalità e la mano o l’organizzazione di chi li ha costruiti.

I fabbricati abusivi ancorchè abitati che, per fattura o ubicazione, risultano particolarmente pericolosi, o perché realizzati all’interno di perimetri di riserva forestale o di parco naturale, dovrebbero essere anch'essi abbattuti perché in sintesi inficiano capisaldi del diritto: la legalità, la sicurezza e la protezione ambientale quale patrimonio di tutti.

I fabbricati abitati che non rappresentano per fattura o ubicazione un pericolo o un danno all’ambiente, ai beni cuturali e al paesaggio, dovrebbero essere considerati sanabili ma non vendibili, in modo che l'abuso non può più considerarsi un investimento economico,  e quindi non può essere ceduto ad altri perché oltre che a trasmettere l'immobile si trasmetterebbe per ubicazione l'esposizione a un rischio di notevole portata. Del resto lo Stato non può sancire l’alta pericolosità vulcanica e sanare gli abusi: la via Salomonica serve a uscire dall'empasse senza scatenare una rivolta sociale... Obbligare le bitumiere ad avere a bordo una blue box garantirebbe un controllo del territorio ieri e oggi profondamente disatteso...  

L'argomento in ogni caso è complesso perchè è speculare anche al consenso elettorale. Seguire con attenzione la questione di Bagnoli è importante: se si costrusicono nuove residenze sulla spianata il rischio vulcanico  vuol dire che non esiste o è considerato residuale. E allora si riformuli anche la legge 21/03 attiva nel vesuviano, perchè a dirla francamente nulla è deterministico nel campo vulcanico, ma i Campi Flegrei che hanno 5 punti statistici in più per eruzioni di grande energia, forse hanno una situazione territoriale più complessa del Vesuvio.




1 commento:

  1. il 27 novembre 2019 il consiglio regionale Campania ha votato alcuni emendamenti che riaprono la possibilità di sanare gli abusi edilizi in zona rossa Vesuvio...

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