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domenica 10 agosto 2014

Rischio Vesuvio e l'informazione di massa.

il Vesuvio visto da Castellammare di Stabia


“Rischio Vesuvio e l’informazione di massa ” di Malko

MalKo è un ex ufficiale pilota di elicotteri del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, tra l’altro esperto di rischio Vesuvio, e vive in uno dei diciotto comuni della prima zona rossa. Se ci fosse stato un piano di evacuazione sarebbe stato probabilmente tra i primi a saperlo, sia per il suo ruolo operativo che ha rivestito fino a qualche anno fa, che per quello di cittadino del vesuviano, tra l’altro per niente distratto o indifferente.
Il 4 agosto 2014 la rivista Le Scienze ha dedicato spazio e copertina al rischio Vesuvio. L’illustre direttore ha invitato ad appendere nelle classi di ogni scuola del vesuviano la mappa della zona rossa per fare cultura e informazione. Ai ragazzi toccherà poi spiegare come mai in alcuni di questi paesi è ancora possibile costruire con tanto di licenza edilizia.  Al momento di cartine da appendere c’è solo quella asimmetrica e rossa, perché quell’altra tematica  contenente a scala locale le vie di fuga corredate da simboli e note, non è stata ancora approntata da quelle autorità competenti richiamate nell’articolo.

Il piano di emergenza Vesuvio di cui si blatera da anni, esiste e contiene tutto lo scibile umano, tranne le istruzioni operative di tutela della popolazione. Per decidere quest’ultimo e delicatissimo punto, infatti, occorre innanzitutto una strategia operativa che deve essere illustrata a tutti gli attori del servizio nazionale della protezione civile. Bisogna quindi delineare e approvare le linee strategiche su cui dovranno poi operare i comuni supportati dalla grande macchina istituzionale statale in un piano che si definisce appunto nazionale.

Ed è quello che è stato fatto l’8 agosto 2014 a Roma nella riunione dell’apposito comitato operativo della protezione civile presieduto dal Prefetto Franco Gabrielli. Nella nota diffusa agli organi di stampa dall’assessore regionale Prof. Edoardo Cosenza, si legge tra l’altro che <<…è stato fornito alle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della Protezione civile, le indicazioni per l'aggiornamento delle rispettive pianificazioni di emergenza ai fini dell'evacuazione cautelativa della popolazione in caso di emergenza. In tale contesto, il Dipartimento, in raccordo con la Regione Campania, aveva già predisposto una bozza di tali indicazioni ed era indispensabile un momento di condivisione con tutte le istituzioni coinvolte. Entro settembre si avrà la versione finale del documento, che dovrà poi essere sottoposto alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome>>.
Il  piano è ancora in itinere… lo sa bene l'elenco telefonico. Se poi c’è qualche zelante giornalista d’assalto che vuole vederci chiaro, incominci a chiedersi  come mai in questa storia dei piani di evacuazione i sindaci dei 25 comuni interessati non si fanno sentire e risultano particolarmente defilati sui media e sull’argomento...  

Che qualcosa non quadra nell’informazione è abbastanza evidente. Prendiamo ad esempio la condanna della commissione grandi rischi. In quel caso la prevalenza dei mass media ha criticato il tribunale dell’Aquila per aver condannato esimi scienziati rei di non aver previsto il terremoto del 6 aprile 2009. E’ una colossale bugia, perché la condanna è giunta per i motivi opposti, cioè perché la commissione aveva dato frettolosamente delle rassicurazioni su argomenti non supportati da certezze scientifiche.
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Un altro caso evidente riguarda il vulcanologo Nakada Setsuya, le cui dichiarazioni alla stampa sono state sminuite dai colleghi italiani come delle semplici ovvietà.  In realtà alla conferenza mondiale sui geoparchi tenutasi nel 2013 ad Ascea nel Cilento, il ricercatore nipponico rilasciò un’intervista, dove evidenziava che il Vesuvio da vulcano quiescente può eruttare ma non si hanno certezze sui tempi di previsione del fenomeno, perché i segnali premonitori potrebbero comparire anche solo poche ore prima dell’evento. Sarebbe quindi il caso di parlarne e approntare un adeguato piano d’intervento. Con tutta la gentilezza orientale, il messaggio del ricercatore nipponico era un invito a non starsene con le mani in mano…

L’articolo contenuto nella rivista Le Scienze è istituzionalmente perfetto. La giornalista si lancia in un’accorata spiegazione dei progressi fatti dal mondo scientifico e istituzionale che addirittura ha aumentato la superficie del territorio considerato a rischio Vesuvio (zona rossa). In realtà non è proprio così: è stata sì aumentata la superficie da evacuare (25 comuni) e con essa il numero di abitanti passati a 700.000 unità, ma è stata ridotta l’area a maggior rischio (area Gurioli) circoscritta da una linea nera, offrendo tra l’altro ai cittadini una falsa percezione del pericolo, dando ad alcuni comuni, come quello di Boscoreale, la possibilità di potersi addirittura svincolare dalla tenaglia dello stop al cemento, chiamando in causa il TAR che gli ha dato pure ragione. 

E’ vero anche che ai comuni di fresca nomina è stata data la possibilità di decidere se inglobare nella zona rossa tutto il territorio comunale fino ai limiti amministrativi o solo parte di esso. Ma non come riferisce la gentile giornalista per decidere chi evacuare. La mappa della zona rossa parla chiaro: sono tutti da evacuare. Ai sindaci è stato semplicemente lasciato l’arbitrio di decidere quale porzione di territorio lasciare in zona rossa 1 e quale in zona rossa 2. La differenza consiste che in zona rossa 1 vale la legge regionale 21 del 2003 (inedificabilità assoluta per fini residenziali), mentre in quella rossa 2 tale legge non trova applicazione…  

L’esperto ingegnere Fabrizio Curcio del Dipartimento della Protezione Civile chiamato in causa sempre nell’articolo pubblicato su Le Scienze, riferisce di una ingiusta critica rivolta ai progettisti dell’Ospedale del Mare perché lo hanno ubicato in zona rossa 1.  <<Settecentomila persone hanno diritto all’assistenza>>, afferma… La piccola nota è che il nosocomio del mare serve a garantire servizi sanitari su vasta scala con 500 posti letto e 18 camere operatorie e un eliporto. Non ci sembra cosa da poco. L’ingegnere in questione ha anche incredibilmente affermato: <<E non c’è nessun motivo per pensare che, siccome da oggi abbiamo una nuova e più ampia zona rossa, dobbiamo comportarci come se il Vesuvio dovesse eruttare domani senza alcuna ragione scientifica per dirlo>>. Affermazione disastrosa...
Anche il consigliere regionale Gennaro Salvatore del gruppo politico Caldoro presidente, ha usato quasi le stesse parole per difendere condono e cemento in zona rossa… << Se il rischio Vesuvio è reale, scientificamente reale, o viene a Napoli il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e con il presidente Caldoro e i sindaci della Zona Rossa si dispone un Piano Straordinario di evacuazione, oppure si lasci ai cittadini la possibilità di rendere le proprie case quanto meno più sicure>>.  Che non ci sia un piano d’evacuazione, è ripetuto dall’illuminato consigliere...



Alla giornalista de Le Scienze va comunque tutta la nostra comprensione perché non è facile districarsi in questo labirinto di differenziazioni che caratterizza un territorio dove si tenta da anni di far quadrare sviluppo, business e sicurezza, attraverso la mediazione di una politica tutt’altro che garantista e veritiera e largamente miope. La maggior parte degli articoli che riguardano il Vesuvio, compreso quelli di note firme del giornalismo, non sempre riescono a centrare l’obiettivo della corretta informazione che si caratterizza purtroppo per essere sempre di più la cassa di risonanza delle amministrazioni centrali e periferiche che veicolano quello che vogliono. Il potere di verifica da parte dei media è ben lontano dal giornalismo investigativo alla anglosassone.

Lo sviluppo di internet ha consentito comunque di aggirare questi filtri passando a un reperimento diretto delle notizie che vengono diffuse in rete dagli stessi utilizzatori del web, a volte credibili e a volte incredibili nella doppia funzione del termine. Ovviamente l’assenza di filtri potrebbe consentire la diffusione di false notizie: ma è un rischio che dobbiamo necessariamente correre, se vogliamo sapere cosa succede in certi paesi, incluso il nostro, che non occupa i primi posti nella classifica dedicata alla libertà di stampa… 
Solo di recente si sta squarciando quel velo fatto di informazioni fuorvianti creato ad arte sul rischio Vesuvio e i piani d'emergenza. Sarà anche interessante conoscere le conclusione della corte europea di Strasburgo sulle misure di tutela che lo Stato italiano ha fin qui approntato per proteggere i vesuviani... Ma ancora più interessante sarà conoscere la strategia operativa che si intende adottare nei piani d'evacuazione che verranno: da lì capiremo se l'operazione sarà mediatica, amministrativa od operativa. Da esperto di sicurezza, posso solo dirvi che finchè sarà possibile impastare cemento, il rischio Vesuvio non esiste...

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