Forse
non tutti sanno che il gruppo di lavoro A, cioè la commissione di esperti
vulcanologi incaricata dal dipartimento della Protezione Civile di definire la
zona rossa Vesuvio, riferì esplicitamente nelle conclusioni, che buona parte del
territorio comunale di Pompei poteva essere estrapolato dal perimetro di
massima pericolosità vulcanica.
Anche
la linea nera Gurioli, introdotta dalla Commissione Grandi Rischi per circoscrivere
scientificamente il limite d’invasione dei micidiali flussi piroclastici, non
include la parte sud - sud - est di Pompei, portando alla conclusione che la
famosa cittadina mariana è totalmente vulnerabile alle sole eruzioni di taglio
pliniano, come quella che nel 79 d.C. sconvolse e seppellì letteralmente
Pompei, ma anche Ercolano, Oplontis e Stabia…
La
taglia eruttiva pliniana (VEI5) è stata esclusa dagli scienziati dell’INGV dal
ventaglio delle probabilità di accadimento almeno per i prossimi 130 anni: il
che equivale un po’ azzardosamente a una previsione deterministica. Tant’è che
lo scenario eruttivo adottato per la redazione del piano d’emergenza Vesuvio, prende
in esame solo eventi e fenomenologie di media portata (VEI3; VEI4), perché gli
scienziati, come dicevamo in precedenza, ritengono che per oltre un secolo una
eventuale interruzione della quiete vulcanica del Vesuvio, ci porterebbe a
dover fronteggiare solo eruzioni ultra stromboliane o al massimo sub pliniane.
La notizia è data con sicurezza scientifica, nonostante i sistemi magmatici
siano molto complessi e ben poco decifrabili in anticipo e con accuratezza
prognostica…
Il
sindaco della città di Pompei ha tenuto lunedì 17 dicembre 2018 una riunione
con i vertici regionali della protezione civile della Sardegna: Regione con cui
i pompeiani sono gemellati, per vedersi riconosciuta accoglienza, qualora dovesse
rendersi necessario fronteggiare il pericolo vulcanico, da cui bisognerà
sottrarsi in anticipo attraverso l’evacuazione preventiva della popolazione verso l’isola
nuragica.
Secondo
le indicazioni ricavate dalle procedure di evacuazione, i cittadini di Pompei che
non hanno nella loro disponibilità un mezzo di locomozione, dovrebbero
confluire ove necessario con formula assistenziale, in una o più aree di attesa localizzate all’interno
del territorio comunale.
idea di massima di un'area di attesa comunale |
Dall’area
di attesa poi, occorre attendere gli autobus messi a disposizione dalla Regione
Campania, che si incaricherebbero di prelevare e trasportare gli sfollati fuori
dalla zona rossa e fino all’area
d’incontro.
Nell’area
d’incontro, i cittadini verrebbero presi in consegna dalla Regione con cui sono
gemellati, che assicurerebbe il coordinamento dei mezzi di trasporto necessari
per garantire lo spostamento delle popolazioni fino ai punti di prima accoglienza e successivamente
nelle strutture di accoglienza.
Schematizzazione allontanamento popolazione in caso di allarme vulcanico |
Per evacuare i cittadini da Pompei in Sardegna c'è uno schema da rispettare: gli sfollati verrebbero trasportati
nelle aree d’incontro che sono state individuate nel porto
di Salerno; da qui con l’impiego di navi traghetto si arriverebbe a Cagliari e poi in modo intermodale alle varie strutture di
accoglienza disseminate sull’isola.
Le
cronache giornalistiche portano la notizia che l’incontro tra l’amministrazione
regionale Sarda e quella comunale di Pompei, si è caratterizzata per un nulla
di fatto in quanto la Regione Campania pare che non abbia inviato alcun
dirigente o esponente politico a presenziare alla discussione che doveva essere
propedeutica ai protocolli d’intesa necessari per dettagliare operativamente le
procedure di accoglienza.
Perché
i vertici regionali campani hanno disertato l’incontro rendendo vana la
trasferta degli omologhi sardi non è dato saperlo… Uno dei motivi potrebbe
essere che l’amministrazione di Pompei si sia spinta troppo in avanti
rispetto all’attuale stato dell’arte della pianificazione emergenziale nel suo
complesso, che dovrebbe forse subire un processo di maggiore riflessione e in
ogni caso di coinvolgimento di altri attori amministrativi e istituzionali.
Anticipare
gli accordi sull’accoglienza potrebbe risultare in questo momento inopportuno,
soprattutto se si è agito senza una preventiva intesa con la Regione Campania
che ha la responsabilità del trasporto
dalle aree di attesa a quelle d’incontro, così come la Regione o le
Regioni concorrenti dovranno presiedere alle operazioni di traghettamento e di
accoglienza delle popolazioni sfollate, presumibilmente coordinandosi con le
Capitanerie di Porto che devono indicare procedure e varchi, e spazi e servizi
infrastrutturali, e poi con la Polizia che dovrà definire modalità utili per
mantenere l’ordine pubblico, e con i Vigili del Fuoco per una sicurezza gestionale
connessa in ogni caso agli affollamenti.
Secondo
la bozza di piano di evacuazione, è misurato in 25.440 unità il numero dei pompeiani che occorrerà evacuare dalla
zona rossa in caso di allarme vulcanico, utilizzando mezzi collettivi (Bus), ma
anche veicoli privati. Infatti, l’intera popolazione di Pompei dovrà convergere
nel porto di Salerno, ma non tutto è chiarissimo e ben spiegato, perché non
siamo riusciti a rintracciare il piano di emergenza e di evacuazione che
dovrebbe essere già stato elaborato dalla Polizia municipale di Pompei, che ha
la responsabilità delle attività di protezione civile sul territorio…
A
leggere per sommi capi le strategie del piano di evacuazione generale, è stato
previsto orientativamente che il 50% dei cittadini di Pompei, cioè circa 12.720 residenti, necessiterebbero di
essere prelevati dalle aree di attesa comunali e trasferiti con gli Autobus regionali
fino all’area di primo incontro individuata nel porto di Salerno.
L’altro
50% della popolazione residente si muoverebbe da Pompei utilizzando il parco
auto privato, raggiungendo parimenti il porto di Salerno per imbarcarsi sulle
navi traghetto. Quindi, nell’area portuale salernitana si ammasserebbero quasi 25.440 cittadini e circa 6000 autovetture: ovviamente sono stime
e non dati certificati.
Traghetto tipo per Sicilia e Sardegna |
L’impegno
navale dovrebbe allora commisurarsi su circa 10 ferry boat o corse
corrispondenti per il trasporto delle autovetture, e circa 16 traghetti per
trasportare l’intera popolazione. I dati sono assolutamente indicativi e tutti
dipendenti dal tipo di navi che s’impegnerebbero all’occorrenza.
Un
altro elemento che comporterebbe qualche affanno nelle pratiche d'imbarco, è la
contemporanea evacuazione, sempre dal porto di Salerno, di circa 25.007 scafatesi, che sarebbero
trasportati sempre con autobus, dalle aree di attesa del comune di Scafati al
porto di Salerno, per essere imbarcati su navi traghetto ma in direzione della Sicilia, presumibilmente con destinazione
Palermo.
Gli
altri 25.007 cittadini che si muoverebbero da Scafati con mezzi propri,
seguirebbero presumibilmente il tracciato autostradale della Salerno Reggio
Calabria, per raggiungere lo stretto di Messina e da lì la Trinacria.
Quindi
e riassumendo: il porto di Salerno è area d’incontro per 2 comuni della zona
rossa: Pompei e Scafati per un totale di 50.447 persone e circa 6000 veicoli.
Facendo
un po’ di calcoli, per trasportare i 37.727 abitanti tra pompeiani e scafatesi al
porto di Salerno, occorrerebbero circa 10 corse orarie di Autobus, per un arco
di tempo diuturno misurato in 48 ore. In totale occorrerebbero quindi 471 corse
di autobus dalla zona rossa al porto di Salerno…
Consigliamo
di valutare bene la necessità di impegnare la Sardegna, che forse poteva
rimanere una Regione di riserva per spostamenti di secondo livello e non legati
all’evacuazione preventiva.
Sarebbe
anche necessario valutare una reale strategia evacuativa d’emergenza, perché
quella attuale di allontanamento messa a punto dalle autorità competenti, non è
particolarmente efficace a fronteggiare situazioni impreviste che possono
materializzarsi anche per il solo insorgere di prodromi eruttivi incalzanti e largamente
percepibili, senza per questo chiamare in causa l’imminenza di un’eruzione.
Le
filosofie legate alla precauzione, consiglierebbero di elaborare un piano B di
evacuazione, autoportante e immediatamente finalizzato a porre fuori dalla zona
rossa il maggior numero possibile di vesuviani e nel minor tempo possibile. E
poi si pubblichino i piani comunali se esistono, perché fino ad ora siamo stati
costretti a partire dal risultato finale, una sorta di formula inversa, per intuire la strategia di salvaguardia dei cittadini dal rischio eruttivo, ma senza ritrovarla scritta nei dettagli da
nessun’altra parte… A tal proposito un vademecum distribuito ai cittadini sarebbe molto utile.
Qualsiasi rettifica o precisazione sull'argomento verrebbe immediatamente pubblicata nei commenti...
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